Il borsino granata è un po’ come la Borsa, i titoli sono rappresentati dai calciatori le cui quotazioni salgono e scendono di partita in partita in base al rendimento, allo stato di forma, alle eventuali squalifiche che ne pregiudicano l’impiego nel turno successivo. A differenza delle pagelle, quindi, il borsino non guarda esclusivamente alla prestazione di giornata ma valuta complessivamente il periodo dei calciatori impiegati utilizzando come parametro la partita disputata ma nel contesto di un arco temporale più ampio.
Sabato 17 ottobre 2015 sarà ricordato per la mattinata di color granata acceso al Filadelfia ormai pronto a tornare luogo sacro, non certo per la partita serale piuttosto opaca. Contro un Milan già agonizzante, infatti, un Torino rabberciato non è riuscito a cogliere l’occasione per sfatare uno degli ultimi tabù rimasti dell’era Ventura contro una big.
Glik e compagni hanno riproposto il solito atteggiamento troppo prudente già andato in onda in buona parte dei match sin qui disputati e che ultimamente non sta dando buoni frutti (vedasi Chievo e Carpi). Non è ora il caso di discutere il disegno tattico adoperato ormai da anni dal mister che non costituisce dunque una novità e che nel tempo ha dimostrato di conferire un’identità alla squadra oltre che ottimi risultati. Ma forse sotto accusa si può mettere l’eccesso di rinuncia (ben 70’ prima di vedere un tiro verso la porta di Diego Lopez) dinanzi ad una squadra in evidente crisi di identità e di risultati che presentava la terzultima difesa del campionato e che anche sabato sera è apparsa in difficoltà quando i granata schiacciavano un po’ sull’acceleratore, soprattutto dopo il gol del pareggio. Certo, con un po’ più di fortuna si poteva anche vincere ugualmente e le assenze di alcuni titolari si stanno dimostrando più importanti del previsto ma si sarebbe potuto anche perdere se Bacca, credendosi in posizione di fuorigioco, non si fosse divorato il raddoppio poco dopo il primo acuto.
A rischio di sembrare incontentabili, crediamo che il Torino – reduce da tre vittorie in altrettante partite in casa – abbia gettato alle ortiche l’occasione per proseguire nel filotto vincente contro una squadra certamente più blasonata ma al momento non superiore a Fiorentina, Sampdoria e Palermo (lo dice la classifica). L’attenuante delle assenze regge fino ad un certo punto, la crescita tanto decantata passa anche dalla consapevolezza dei propri mezzi e dalla capacità di riprendersi subito dopo una sonora scoppola come quella di Carpi: ora seguiranno altri impegni molto probanti, a partire dal prossimo contro la Lazio. Servirà recuperare qualche acciaccato ma soprattutto uno spirito diverso, quello di un Toro che non si accontenta, altrimenti la sindrome da asticella bassa annacquerà anche la mattinata al Fila.
CHI SALE:
BASELLI e meno male che non aveva pienamente recuperato dall’infortunio! Offre probabilmente la prova migliore da quando è al Toro per continuità e qualità, il quinto gol stagionale con inserimento perfetto non è un caso, buone sovrapposizioni e giocate per 96’.
BELOTTI stavolta il suo ingresso a partita in corso risulta decisivo: oltre alla consueta generosità che lo porta a ritornare per conquistare anche palloni a centrocampo, appena entrato fornisce pure l’assist a Baselli per il gol del pari.
PADELLI ha il merito di tenere i compagni in partita uscendo alla disperata su Bacca (da tutti “battezzato” in offside) pochi secondi dopo il primo gol. Quell’intervento è decisivo ed importanti sono anche la parata sul rasoterra di Montolivo ed alcune uscite aeree.
MOLINARO in avvio si propone in attacco duettando con Baselli ed arrivando al cross. Poi è costretto ad arretrare il proprio baricentro richiamato da Ventura per proteggere la propria trequarti dalle iniziative di Cerci al quale in effetti mette la museruola.
STABILI:
VIVES gioca la seconda parte del match, quella più vivace, con le squadre meno imballate. Lui agisce qualche metro più avanti del suo alter ego Gazzi ma non è preciso nei passaggi e anzi un suo errore crea qualche grattacapo alla retroguardia.
GLIK il coriaceo centrale polacco nel gioco aereo conferma di non avere rivali ed è il solito leader. Qualche difficoltà di troppo invece nei cross bassi e nelle azioni con palla a terra, non tanto con Luiz Adriano o Bacca quanto quando esce sui trequartisti che lo superano agevolmente.
MAXI LOPEZ forse stimolato anche dal match contro la sua ex squadra, gioca con voglia di dimostrare il suo valore pur in condizioni fisiche non ideali. Si dà da fare per cercare la giocata personale e fare la sponda ai compagni, sciupa però l’unica buona occasione che gli capita nel finale.
MORETTI tiene botta contro Cerci, ferma Bertolacci e fa valere tutta la sua esperienza su Kucka che si incunea pericolosamente. A vuoto però nell’azione del gol quando perde di vista Bacca non leggendone il movimento. Non al top della forma.
BOVO gli capita il cliente più ostico che troppo spesso gli sguscia via e sul quale commette pure qualche intervento evitabile. Non impeccabile in difesa, si rifà col lancio da cui nasce il gol del pareggio.
ACQUAH non è in giornata e sembra la controfigura di quello ammirato in altre occasioni. Spesso impreciso, gestisce male troppi palloni contando troppo sulla sua straripanza e sbagliando disimpegni, cross e tempi di giocata. Solo nel finale è bravo nella ripartenza e nell’assist che M. Lopez sciupa.
ZAPPACOSTA ancora sottotono. Compito non agevolato dall’atteggiamento tattico della squadra e dal dover contribuire a controllare Bertolacci e Bonaventura, particolarmente ispirati: il gol milanista peraltro nasce proprio da quel tandem ed anche in avanti il terzino talvolta si fa cogliere in ritardo, talaltra è imbrigliato da Antonelli.
CHI SCENDE:
QUAGLIARELLA l’attaccante più prolifico a disposizione di Ventura, reduce dalla convocazione in Nazionale, è apparso piuttosto appannato. Poco servito e sempre marcato e raddoppiato, non ha avuto l’occasione per poter far male e la sua prova è stata piuttosto opaca.
GAZZI gioca un tempo nel quale alterna buoni disimpegni anche nello stretto a giocate errate con le quali regala metri agli avversari. Rischia con interventi al limite del regolamento e dell’area e si fa male a fine primo tempo.