Possono dieci minuti da incubo far dimenticare il percorso di questa Primavera, la cavalcata scudetto, la storica doppia sfida di Youth League e la capacità di riempire l’Olimpico e far battere 15.000 cuori in un pomeriggio autunnale qualunque? La risposta è no. Il Toro Primavera torna dalla traserta inglese con un 3-0 netto e con la consapevolezza che il 24 novembre, nella gara di ritorno contro il Middlesbrough, servirà non la partita perfetta ma la partita della vita. Al Riverside Stadium è andata male, inutile girarci intorno: quando sembrava che, anche grazie alle parate di Zaccagno, i granata potessero portare a casa uno 0-0 che non sarebbe stato certamente il risultato migliore, ecco la doccia fredda. Non solo, perché il gol che taglia le gambe è quello del 2-0, una vera e propria coltellata: e così, nemmeno il tempo di rendersi conto del perché ecco arrivare il terzo schiaffone. 3-0 nel giro di dieci minuti, tra il 77′ e l’87’, e come se non bastasse un’altra paratona di Zaccagno ad evitare quel quarto gol che sarebbe stato francamente troppo. Peccato, perché se il Middlesbrough non si è risparmiato, anche il Toro ci ha provato, specialmente nel primo tempo. Un palo, e diverse buone occasioni, ma gli inglesi hanno dimostrato di non perdonare nulla, servendo la beffa nel modo peggiore.
Si gioca sui 180 minuti e non può essere finita: del resto anche il Middlesbrough, nel turno precedente, aveva poche speranze di passare il turno visto il 5-3 maturato in Francia, in casa dello Stade De Reims. Dipenderà dalle gambe, certo, ma innanzituttto dalla testa. Dalle motivazioni, dalle convinzioni, dalla grande attenzione che il Toro dovrà prestare agli avversari. E perché no, potrà essere di grande aiuto anche la presenza di quel pubblico che contro il Senica ha sostenuto i granata fino al 93′, quando ormai sembrava impossibile centrare l’impresa. Serve un Toro che giochi da Toro: e chi, più della Primavera, ha dimostrato di incarnarne il vero spirito?