Due ritocchi, uno a centrocampo, l’altro in attacco: da oggi al primo febbraio scatterà ufficialmente la caccia ai rinforzi che Giampiero Ventura avrà il compito di inserire in un impianto che, al di là dei risultati non sempre positivi, ha dimostrato di funzionare come una macchina. Fuori un pezzo, dentro un altro, di ricambio, con l’obiettivo di non far fermare l’orologio. Ed è così che il Toro ha sostituito Cerci ed Immobile, poi El Kaddouri, Darmian e via discorrendo.
Dopo una sessione estiva che ha visto il presidente Urbano Cairo oscurare alcuni suoi colleghi, anche quelli di squadre maggiormente blasonate, è evidente che da quella di gennaio più che botti è lecito aspettarsi certezze. La rosa costruita in estate, ad operazioni concluse, è stata subito indicata come adatta all’inseguimento della qualificazione all’Europa League: il ridimensionamento in classifica, dovuto ad un netto calo tra ottobre e novembre, non si è però tradotto in un cambio di obiettivi. Del resto il lavoro fatto tra luglio e agosto, il ringiovanimento della rosa, l’acquisto di Under 21 di prospettiva (nel caso di Baselli e Zappacosta grazie agli ottimi rapporti di Cairo con la famiglia Percassi) va in una certa direzione e la squadra messa nelle mani di Ventura può certamente dare di più ma non deve essere stravolta. Certezze, giocatori che nell’immediato possano essere utili all’allenatore. Anche perché le scommesse granata di gennaio non sempre sono state vinte: da Menga a Kabasele, a Vesovic, Tachtsidis e il più recente Gonzalez, tanti sono stati i giocatori travestiti da rinforzi che hanno deluso le aspettative, nonostante le buone intenzioni di Gianluca Petrachi e dei suoi fedelissimi, nonché della rete di osservatori che fa capo al direttore sportivo.
La fiducia di Cairo nel suo staff è totale mentre i tifosi – che di fiducia incondizionata se ne intendono – aspettano quel cambio di marcia della squadra già invocato dopo il derby dello scorso 16 dicembre. In più alle porte c’è un match delicatissimo al San Paolo che di recente, ad eccezione del pari firmato Sansone nel campionato 2012-2013, ha dato più dolori che gioie.