Giampiero Ventura ha un solo obiettivo nella testa. “Ma è a lungo, lunghissimo termine“, sottolinea. “La cosa importante va ben al di là di dove potrà arrivare il Toro quest’anno: l’obiettivo è capire dove si stabilizzerà il Toro nei prossimi 10 anni. Abbiamo cercato di cambiare l’idea di dover vivere alla giornata, in questi anni, creando dei presupposti che quattro anni fa erano difficili da pensare. Il Toro sta andando avanti in questa direzione, il nostro lavoro non guarda all’oggi o al domani, ma al dopodomani“.

 

A margine della presentazione del libro “La testa nel pallone“, di Onofri e Venturelli, il tecnico granata, oltre all’appello circa la presenza dei tifosi allo stadio per Torino-Carpi, ha fatto il punto della situazione sulla sua squadra. Che ha disputato un campionato finora a corrente alternata “non riuscendo a esprimere al meglio le sue grandi potenzialità, per colpe nostre ma non solo” dice, “ma comunque sarebbe stato impensabile non credere di avere momenti difficili. Credo sempre che ogni tappa di questo percorso sia servita a far crescere molte persone, non solo come calciatori. I nostri giocatori hanno ampi margini di crescita, il Toro in questo momento ha i giovani italiani più interessanti in rosa. L’anno scorso dicevo che forse Benassi sarebbe potuto andare in Nazionale: dopo l’errore nel derby, o dopo la prestazione contro lo Zenit, in molti ridevano. Se ce la farà io non riderò, ma sarò molto felice, perché sarà figlio della sua voglia di fare, e di crescere, con questa maglia. Il Toro ha deciso di lavorare in questo modo: non potendo compare giocatori già fatti e finiti, che costano uno sproposito (basti vedere quello che si legge sui giornali circa il debito dell’Inter), ha voluto lavorare in un’altra direzione“.

 

Qualche passo è stato compiuto, “altri dovranno essere fatti. Magari facendo sì che il nucleo non sia più di giocatori 35enni, ma 25enni. Con il dovere e il diritto di porsi obiettivi sempre più importanti. È questa la programmazione, parola che in passato era stata forse usata in maniera non corretta. Ma per programmare sono necessari il lavoro, la serietà e soprattutto il tempo“.

 

E per pensare al Toro del futuro, “bisognerà pensare al dopodomani. Per farlo, però, dovremo capire cosa fare oggi. Ora si posano le basi, in futuro si raccoglieranno i frutti“. E dopo il “Ventura futurista” di Cairo, arriva il Toro del futuro proprio di Ventura. Con la speranza, però, che qualche segnale possa arrivare già adesso, per non smorzare un entusiasmo che, in quattro anni, sembrava essere tornato davvero.

 


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