Sabato sera il Torino sarà ospite del Milan, squadra ritrovata dopo un avvio complicato e che ora punta al terzo posto. Tante sono state le sfide tra rossoneri e granata, ma nel recente periodo ce n’è una che ha assunto un’importanza particolare. La sfida del 5 maggio 2013 ha infatti sancito il passaggio del Toro di Ventura dal 4-2-4, schema preferito del tecnico, al 5-3-2 utilizzato ancora oggi.

 

In quella gara i granata sorpresero quasi tutti schierandosi con una difesa composta da Darmian, Di Cesare, Ogbonna, Rodriguez e Masiello, che bene si comportò di fronte al tridente El Shaarawy, Balotelli, Boateng. Il gol del definitivo 1-0, firmato Balotelli, arrivò infatti solo al minuto 84. L’esperimento funzionò e Ventura lo ripropose nelle successive tre partite, le ultime di quella stagione, per poi perfezionarlo nel ritiro estivo, in vista del campionato successivo.

La svolta di quel 5 maggio 2013 fu anche l’utilizzo di Alessio Cerci, da seconda punta (al fianco di Barreto, prima, e Bianchi, poi), cosa che farà la fortuna del Toro nel campionato 2013-2014. Il centrocampo era composto da Basha, Vives e Brighi. La stagione successiva sarebbe arrivato Omar El Kaddouri, un giocatore capace di dare maggiore qualità e pericolosità offensiva al terzetto di centrocampista. 

 

Quell’intuizione tattica, frutto del lavoro, non della casualità, ha fatto sì che il Toro nelle due stagioni successive tornasse a competere per un posto in Europa League e a calcare palcoscenici europei. Uno schieramento che adesso, a distanza di anni, non sembra più esaltare gli undici granata. La smentita potrà arrivare solo dal campo.

 

 

 


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