Senza dubbio la scorsa stagione è ricordata per i gol di Kamil Glik. Sette reti, tutti dagli sviluppi di calci piazzati, che hanno permesso al Toro di accumulare punti in campionato e di risorgere dopo un avvio di campionato difficile, più quella allo Zenit nel ritorno degli ottavi di finale di Europa League. Se le palle inattive erano uno dei punti di forza del Torino 2014/2015, in questi primi due mesi del 2016 si stanno rivelando un problema: dei quattordici gol subiti ben sette, ovvero la metà, sono arrivati da calci di punizione, angoli o rigori. L’ultimo della lista è quello di Antonelli che ha deciso la partita di San Siro contro il Milan.
Prima del terzino rossonero, a gonfiare la porta alle spalle di Padelli o Ichazo erano stati Acerbi, Ilicic, Rodriguez, Muriel, Birsa e Avelar con l’autogol nella partita contro il Frosinone. In fase offensiva il Torino non ha invece mai sfruttato al meglio punizioni o corner, gli unici gol da fermo in questo 2016 sono infatti quelli su rigore di Quagliarella e Immobile.
Glik è diventato l’osservato speciale delle difese ogni volta che sale nelle aree di rigore avversarie e anche quando è riuscito comunque ad arrivare prima di testa tutti sul pallone ha trovato una grande risposta del portiere avversario (ad esempio la parata di Buffon sull’1-1 nel derby di campionato) o ha mancato la porta per pochi centimetri. Inoltre, gli schemi alternativi, con il pallone giocato all’indietro per poi provare un cross o una verticalizzazione dalla trequarti, non hanno finora portato ai risultati sperati.
È così che il Torino sta faticando a sfruttare quell’arma che tante volte era stata fatale per gli avversari nello scorso campionato. Sarà compito di Ventura in queste settimane trovare una soluzione anche a questo problema perché proprio dai calci piazzati la formazione granata può trovare la cura al mal di gol che lo sta affliggendo in questo inizio di anno, un mal di gol attenuato dalla difese tutt’altro che perfette di Frosinone e Palermo.