Enrico Annoni, ha seguito il Toro ultimamente? Che idea si è fatto?
Domenica ho visto solo il secondo tempo mentre ho visto bene quella contro il Milan. Dalla Tv nel secondo tempo contro la Lazio la squadra mi è sembrata un po’alle corde, faticava ad uscire dalla propria area anche se qualche occasione l’ha avuto. Probabilmente c’è stato un calo fisico. La difesa ad esempio quest’anno non sta facendo così bene come lo scorso anno ma il Toro ha avuto parecchie occasioni per chiudere la partita come il rigore sbagliato, il secondo consecutivo per giunta. Se avessero raddoppiato sarebbe stato difficile per la Lazio e questi sono errori che si pagano.

 

Nelle ultime partite in casa sono arrivati solo 6 punti contro squadre sulla carta abbordabili come il Verona o il Carpi.
Per assurdo a volte è più difficile affrontare queste squadre che hanno dimostrato di poter mettere in difficoltà anche le più blasonate, anche le squadre che lottano per l’Europa League hanno faticato contro di loro. Secondo me c’è un evidente calo di concentrazione o fisico, non hanno i 90 minuti e per un motivo o per un altro incappano in disattenzioni gravi che portano a risultati diversi da quelli che ci si aspetterebbe.

Ventura però in sala stampa ha parlato di un passo avanti, dicendo che mettendo insieme tutti questi progressi si arriverà a rivedere il Toro. Il tempo però scarseggia.
Certo, se dici una cosa così quando ancora hai tutto il girone di ritorno da giocare è un conto ma detto quando mancano poche partite alla fine del campionato è difficile poter parlare e pensare “poco per volta”.

A proposito del mister, dopo la partita contro il Chievo sono arrivate le prime vere contestazioni. Ora di cambiare?
Questa è una cosa che nessuno meglio del Presidente può valutare. Ha colloqui con lui tutti i giorni, parla anche con i giocatori ed essendo all’interno può capire in base a cosa dicono qul è la situazione. Dipende tutto da quello. Se non ci fosse più la fiducia allora il cambiamento potrebbe essere la soluzione. Credo che la chiave potrebbe essere il Derby. Se si presentassero contro la Juve e vincessero 3-0 allora sarebbe tutto risolto. Quella potrebbe essere una buona chiave di lettura.

All’inizio della stagione il Toro era una squadra diversa. Quali possono essere le cause di un crollo simile?
La mia opinione è che forse anche i giocatori possano aver perso fiducia e cominciato a mettere in discussione il gioco dell’allenatore. È un’opinione da chi vede la situazione da fuori, ovviamente. In tanti frangenti ne corso dei 90 minuti non si è più convinti di quello che si fa. Ci provano ma quando non arrivano i risultati anche con le meno blasonate nei giocatori scatta una molla e giocano con meno convinzione.

Spesso si è parlato anche di problema di atteggiamento. Come risolvevate questo problema quando giocava lei?
I problemi di atteggiamento li hanno tutte le squadre, non solo il Toro. Il problema è generazionale. Noi giocavamo con sentimento, ora invece è diverso. Giocano ma finisce tutto lì, a parte ovviamente le eccezioni. È proprio un problema di questa generazione di giocatori e ho avuto modo di vederlo nella mia esperienza da allenatore. Pensano gli sia tutto dovuto ma non è così ed è estremamente difficile farglielo capire. No riesci a spiegargli che quelli che sono sempre al top sono i più umili, quelli che si allenano il doppio ma non riesci proprio a farglielo capire.

Quali sono secondo lei i reali obiettivi dei granata dopo che l’Europa è sfumata?
Credo che l’Europa fosse una possibilità reale soprattutto perché lo scorso anno si è fatta una bella annata, i veterani e l’allenatore sono rimasti quindi la possibilità c’era. Ora non credo comunque che l’obiettivo sia salvarsi, devono e possono puntare ad una posizione di classifica più alta. Anche perché bisogna contare che loro possono riprendersi e che quelle davanti possono sempre rallentare.

Uno dei nodi da sciogliere per il futuro è quello di Immobile. Le cifre del riscatto sono alte, lei cosa pensa?
Quello legate ad Immobile è un problema che persiste nel Toro. Per fare bene bisogna programmare e per farlo sono necessari dei sacrifici che per primo deve fare il Presidente. Deve cercare di tenere i migliori, anche se è vero,11 milioni per il riscatto di Immobile sono davvero tanti, e poi costruire la squadra intorno a loro. Purtroppo o hai la fortuna di avere due o tre giovani che ti possono dare una grossa mano o devi fare dei sacrifici e tenere i giocatori migliori per ottenere delle posizioni ambiziose.

 

 


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