In una stagione strana non finiscono di accadere cose strane e può capitare che si passi dalla depressione all’esaltazione nel giro di una settimana e che necessariamente si debba essere pronti a compiere il percorso inverso nel volgere di un breve periodo.
La rovinosa disfatta interna contro il Sassuolo di una settimana fa ha portato in dote non solo la vittoriosa ed inaspettata “manita” di Udine ma anche elementi di analisi in cui trovare persino qualche punto di equilibrio in questo pazzo Toro.
Il primo è che questa squadra può avere un futuro poiché i giovani, finora poco utilizzati e lasciati ad assimilare conoscenze in panchina, hanno dimostrato di poter dire la loro ed essere all’altezza dei senatori a loro volta troppo logorati da diverse stagioni intense. Pertanto, considerato che purtroppo non è stato fatto prima, si dovrebbe insistere con loro anche nelle ultime due partite proprio per saggiarne ulteriormente le qualità e non lasciare spazio al dubbio che quella in Friuli sia stata solo una piacevole eccezione dovuta ad una giornata di scarsa vena degli avversari.
Il secondo è che quando gli elementi a disposizione sono impiegati nei loro ruoli naturali e vengono messi nelle condizioni ideali, l’allenatore viene ripagato da prestazioni convincenti. L’esempio di Gaston Silva molto più a suo agio nella posizione di centrale rispetto al ruolo di esterno nel quale era stato impiegato più volte è emblematico così come lo è quello di Bruno Peres, un treno quando gioca sulla corsia preferita di destra, un calciatore normale, incapace di liberare la propria fantasia, quando è dirottato a sinistra.
Il terzo elemento riguarda la condizione psico fisica: l’ultima partita ha dimostrato ancora che, fatti salvi i numerosi infortuni a catena che si sono verificati nel corso della stagione, la condizione atletica della rosa è tuttora discreta: i tanti contrasti vinti, il fiato e la gamba di chi scende in campo che durano fino alla fine (raramente si assiste a problemi di crampi o a giocatori “sulle gambe”) sono segnali inequivocabili. Spesso invece è venuta meno la tenuta nervosa e mentale dei protagonisti portati ad abbattersi dopo un episodio negativo, a sembrare demotivati o a mollare consegnandosi all’avversario nei frangenti delicati del match. Quando si gioca con la mente libera, invece, si passa dalla parte dei più bravi poiché si sfruttano al meglio gli errori degli avversari e anche le cose difficili sembrano facili. Che ciò possa servire da lezione.
CHI SALE:
JANSSON il giovane svedese dimostra di poter sostituire anche il miglior Glik: infatti è padrone incontrastato nelle due diverse aree nel gioco aereo. Buon senso della posizione e imperioso quando svetta e manda in rete il primo pallone della sua avventura italiana. Bene anche in impostazione.
ACQUAH il ghanese sciorina una prestazione straordinaria. Giganteggia a centrocampo rubando palloni agli avversari come nell’azione del gol personale e sul quinto gol granata, offre assist precisi a Belotti per rete annullata ingiustamente e a Martinez per il momentaneo 1-3 ed impressiona per continuità. Straripante.
MARTINEZ i primi 50’ ricalcano fedelmente le prestazioni precedenti nelle quali il venezuelano è spesso abulico, impreciso e inconcludente. Poi la prima fiammata con la quale ritrova freddezza sotto porta e gol e da lì prestazione in crescendo con movimenti giusti e addirittura la gioia della prima doppietta.
BELOTTI continua il suo momento d’oro: con un gol strepitoso dopo una fuga alla Weah raggiunge quota 12 gol che potevano essere di più se gli assistenti non gli avessero annullato due gol (uno assolutamente regolare). Bene anche nel lavoro di sponda per i compagni.
ZAPPACOSTA si propone con continuità in avanti e difende adeguatamente dietro effettuando anche buone diagonali in area. Meriterebbe di giocare di più, ha però la sfortuna di avere davanti un certo Bruno Peres.
G. SILVA finalmente nella sua posizione fa vedere di che pasta è fatto annullando un cliente ostico come Thereau e controllando in diverse situazioni con disinvoltura. Non commette nemmeno errori in disimpegno che avevano caratterizzato altre recenti prestazioni.
STABILI:
VIVES agevolato dalla scarsa vena della mediana bianconera, si adatta ad una partita a ritmi bassi prediligendo il passaggio corto e commette qualche errore solo quando prova giocata meno agevole. La sua presenza si fa sentire anche in area granata.
PADELLI abilità e fortuna nella prima occasione della partita quando Matos non riesce ad imprimere forza e precisione nella deviazione sottomisura. Per il resto ordinaria amministrazione e qualche uscita alta piuttosto discutibile.
B. PERES a sinistra non è lo stesso giocatore che crea scompiglio ed azioni importanti a go go. Si limita a controllare in difesa ed a provare qualche timido affondo come quando manda in gol (annullato) Belotti con un tiro cross. E quando passa a destra è ormai stanco.
BENASSI anche lui non sembra a proprio agio da interno sinistro, le prestazioni migliori le ha sempre regalate a destra. In apertura sbaglia un pallone che potrebbe cambiare il corso della partita, non si riprende mai pienamente e vivacchia a metà campo fino alla sostituzione.
BOVO unico difensore ad assicurare esperienza essendo l’unico “anziano” della retroguardia. In effetti è però colui che compie gli errori più gravi tenendo in gioco Matos al 7’ nell’azione più pericolosa dell’Udinese e sbagliando un passaggio col quale permette un pericoloso contropiede.