Cinquantotto anni dopo Blagoje Marjanovic sulla panchina del Toro si torna a parlare serbo. Sinisa Mihajlovic è il sedicesimo allenatore straniero della storia il granata, il primo da quando Urbano Cairo è diventato presidente. L’ultimo tecnico non italiano ad aver guidato il Torino, fino a ieri, era lo scozzese Graeme Souness nella stagione 1997/1998: un autentico disastro. L’ex giocatore di Liverpool, Sampdoria e Glasgow Rangers sulla panchina del Toro restò solo dieci partite (sei di campionato e quattro di Coppa Italia), venne esonerato dopo un Verona-Torino 4-0, al suo posto arrivò Reja che risollevò la squadra granata fino a portarla allo spareggio promozione con il Perugia. Il primo allenatore straniero fu invece l’austriaco Karl Stürmer nel 1922.
I 110 anni di storia del Torino sono però caratterizzati dai successi arrivati con i tecnici stranieri. C’era l’ungherese Imre Schoffer sulla panchina granata ne 1926/1927 quando Baloncieri, Rossetti e Libonatti trascinarono il Toro allo scudetto, poi revocato. Schoffer fu anche l’allenatore che inaugurò il Filadelfia il 17 ottobre 1926. L’anno dopo invece fu l’austriaco Tony Cargnelli a guidare il Torino al tricolore. Fu invece un ungherese, András Kuttik, a rivoluzionare il modo di giocare del Torino negli anni ’40, gettando le basi al Grande Torino. La maggior parte delle squadre, in qualsiasi parte del mondo, fino a quegli anni giocavano con la tattica del “Metodo” (la stessa usata dall’Italia campione del Mondo nel ’34 e nel ’38), Kuttik fu il primo a schierare la squadra granata con il “Sistema” nel campionato 1941/1942: l’anno dopo, con il Sistema, il Grande Torino (allenato fino alla 13ª proprio da Kuttik, poi dimessosi lasciando la panchina a Janni) vinse il suo primo scudetto. La storia degli Invincibili è quindi iniziata con un allenatore straniero ed è finita con un altro straniero: Leslie Lievesley. L’inglese arrivò sulla panchina granata nel 1948 e, insieme alla sua squadra, perse la vita a Superga il 4 maggio 1949. Su quell’aereo c’era anche l’unghesere Ernest Egri-Erbstein, direttore tecnico (oltre che ex allenatore granata) e soprattutto vero creatore del Grande Torino: ascoltando proprio i suoi consigli Novo acquistò molti di giocatori di quella leggendaria squadra.
Fu un altro ungherese, Imre Senkey, a guidare il Torino nella sua prima stagione in serie B, nel campionato 1959/1960. La formazione granata vinse quel campionato e tornò subito in serie A, anche se Senkey fu esonerato a tre giornate dalla fine con il Toro che era comunque in zona promozione. Senkey fu anche il tecnico che fece esordire nel ’59 Giorgio Ferrini.
Ora toccherà a Mihajlovic proseguire l’ottima tradizione di allenatori stranieri sulla panchina granata, facendo dimenticare l’esperienza Souness e magari facendo meglio anche di quanto fatto dal suo connazionale Marjanovic che, dopo essere subentrato a Baldi nel ’56/’57, venne esonerato (e sostituito proprio da Baldi) dopo la 23ª giornata del campionato successivo dopo una sconfitta per 4-1 contro nel derby contro la Juventus.
(nella foto, da destra verso sinistra, Cargnelli, Erbstein, Lievesley e Mihajlovic)