Il calcio ha sempre diviso. La rivalità tra club, l’amore per un giocatore o l’ammirazione per un allenatore. Il Toro degli ultimi cinque anni è cresciuto, cambiato, si è rinnovato, ha preso una strada decidendo di non voltarsi indietro. Il baratro della serie B, l’andirivieni di giocatori, il mercato rivoluzionario di gennaio, gli acquisti folli e senza logica. Il Toro ha deciso di guardare avanti nel tentativo di non ritornare dove Ventura lo aveva raccolto: stanco e ferito da una stagione logorante e deludente.
L’aver toccato uno dei punti più bassi della propria storia – se non in assoluto almeno della storia recente – ha dato una mano a chi come Ventura, arrivato in un clima acceso fatto di contestazioni misto a delusione, ha rimesso insieme i pezzi avendo il merito di dare subito un’accelerata al processo di ricostruzione. Il Torino dell’ultimo quinquennio ha il volto di Ventura. Nel bene ma anche nel male. Arrivato in granata ha subito centrato l’obiettivo, laddove molti avevano fallito: promozione dopo un solo anno, e quattro stagioni che tra alti e bassi non hanno mai visto il Toro davvero rischiare di ritornare nella serie inferiore. Risultati e una credibilità riconosciuta sopratutto al di fuori dei confini del tifo granata. Ma proprio con la piazza, o almeno con la parte più calda della tifoseria, l’amore non è mai davvero sbocciato: Ventura non è riuscito a far sì che il passato del Toro diventasse una risorsa. Al contrario, l’allenatore è diventato il simbolo di una contrapposizione interna alla tifoseria granata, una frattura che col passare dei mesi è diventata quasi insanabile.
Da Ventura a Mihajlovic. Il serbo raccoglierà un’eredità pesante e potrà fare tesoro dell’esperienza del suo predecessore. Dovrà, come Ventura, fare i conti con un passato glorioso, facendo attenzione a non farsi schiacciare da esso. E potrà in questo essere aiutato da un carattere che, a differenza di chi lo ha preceduto, lo vede avvantaggiato. È l’uomo giusto per dare una scossa ad un ambiente che si è spesso aggrappato all’allenatore: onori ma anche oneri, quando sarebbe bastato dividersi le incombenze e non trasformarsi in un parafulmine. Altro avvertimento, questo, per Sinisa Mihajlovic: ma a giudicare dalle prime parole da tecnico granata, il neo allenatore di consigli non sembra aver bisogno.