Un incontro interlocutorio, quello tenuto giovedì sera a Milano tra Cairo, Petrachi e Ventura, per svariate ragioni, ma con al centro i progetti del mercato del Torino che verrà. Nulla di definito, solo delle linee guida piuttosto generiche, per svariati motivi. Prima di tutto, l’incertezza della competizione che il Toro si ritroverà eventualmente ad affrontare: se, infatti, sarà Europa, allora la squadra dovrà essere (anche numericamente) ponderata molto bene. Meglio, sicuramente, di quanto avvenuto quest’anno, come ha più volte ammonito lo stesso tecnico (ultime solo in ordine di tempo le sue parole dopo la sfida con l’Atalanta di una settimana fa).

E poi perché molto dipenderà anche dalle cessioni illustri, di quei giocatori, cioè, che hanno tanto mercato e che potrebbero salutare la maglia granata, a fronte di un’offerta che gratifichi calciatore e società, e che quindi richiederanno interventi particolari, a seconda della zona in cui si saranno create le eventuali lacune. Ma, di base, l’intenzione di rafforzare la squadra con un terzino sinistro giovane, un centrocampista di qualità e una seconda punta rapida è stata nuovamente ribadita, così come quella, da parte di Cairo, di confermare ben saldo alla guida di questo Torino il suo condottiero principale, vale a dire proprio Ventura.

Sul piatto, però, il presidente granata dovrà garantire una cosa: passino alcune cessioni illustri, ma non tutte. Cercare di confermare come minimo capitan Glik (che ha mercato ma che ha anche ribadito in diverse occasioni che da Torino non andrebbe via così di buon grado), per esempio, potrebbe essere già una buona mossa per fare in modo che, Europa o non Europa, Ventura decida di continuare la sua avventura in granata per il quinto anno consecutivo. Insomma, un segnale forte dal Toro, che è stato bene accolto ma che dovrà poi essere seguito dai fatti di mercato. La Sampdoria resta alla finestra, come spettatore interessato. Ma se in casa granata non si tratterà, nuovamente, di rifondare, bensì di progredire, non potrà far altro che restare a guardare. Perché difficilmente, allora, Ventura si muoverà da Torino, chiudendo sul nascere ogni possibile discorso.


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