La sfiga è una merda. E l’errore di Padelli è venuto apposta a ricordarcelo, cari fratelli: perché noi, ogni tanto, finisce che ci innamoriamo della sfiga, nei giorni di maggio in particolare. Tutti quanti a compulsare i ricordi, a elencare le lacrime piante su quei nomi, tutti quanti a recitare le litanie dei santi granata Bacigalupo, Ballarin, Maroso…, e poi su su per il paradiso del tremendismo Ferrini, Meroni, i pali di Amsterdam, la sedia alzata di Mondonico, com’è poetica la sfiga, com’è dolcemente attraente, vero? Roba che ci viene voglia quasi di sprofondarci dentro.
E invece no: la sfiga è una merda. La sfiga fa schifo. Ci è piovuta addosso, da sempre, ma bisogna respingerla, bisogna sconfiggerla. E la papera di Padelli, per nulla poetica, per nulla epica,  sta lì proprio a ricordarci che non c’è niente di favoloso nel diventare bersaglio della sfortuna. Quello che è favoloso è la capacità di riscattarsi. Di batterla questa maledetta sfiga. Di dimostrarsi più forte anche di lei.
 
Appena finita la partita ho mandato un  sms al nostro portierone. E gli ho detto quello che penso, cioè che non basta un errore a far dimenticare le gioie meravigliose che ci hanno regalato quest’anno, il trionfo al San Mames, la vittoria nel derby, l’orgoglio granata riportato in Europa e a San Siro. E lui mi perdonerà se rivelo qui, rompendo il patto di riservatezza,  la frase con cui mi ha risposto: “Già pronto al riscatto”.
 
Già pronto al riscatto: non è meraviglioso? Trovo che in quella sintesi ci sia tutto lo spirito granata vero, che non è crogiolarsi nella sfiga ma preparare il riscatto, non è amare la sofferenza ma conoscerla da vicino per ribaltarla. Non è abituarsi alla sconfitta, ma provare a conquistare la vittoria anche quando sembra impossibile.  Proviamoci. Questo sì che è roba da Toro. Mica la sfiga.

Torino-Empoli, Tommasi senza macchie

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