La quarta volta consecutiva tra le prime otto squadre d’Italia. Una consuetudine, una bella consuetudine per il Toro Primavera. E così, con una giornata di anticipo, la squadra di Moreno Longo accede alle finali che mettono in palio lo scudetto: dal prossimo 9 giugno il Toro tenterà di vendicare la sconfitta ai rigori di dodici mesi fa, cocente delusione per un gruppo che aveva dominato il campionato e che avrebbe meritato il tricolore. Si ripartirà dalla Liguria (la fase finale si svolgerà tra Genova, Savona e Chiavari): un mese esatto di tempo per il Toro per preparare l’esordio nella competizione.

A guardare albo d’oro e almanacchi non ci dovrebbe essere stupore: il Torino, a dispetto di un ultimo ventennio di digiuno, è la squadra che ha vinto più scudetti, otto, l’ultimo nel 1992. Alle spalle Inter e Lazio che di titoli ne hanno sette, più distante la Juventus, a quota 4, la metà dei granata. Nonostante siano trascorsi 23 anni il record è ancora in mano al Toro: questo rende l’idea dello strapotere che il vivaio granata aveva soprattutto negli anni ’80. Dal fallimento in avanti la società è ripartita proprio dai più piccoli: non è un caso che ad essere arrivati alla fase finale siano stati quei gruppi cresciuti con pazienza sotto l’occhio vigile di Silvano Benedetti e poi di Antonio Comi. Il primo ha scoperto e portato a casa molti dei ragazzi che negli ultimi tre anni hanno raggiunto traguardi importanti: a partire dall’annata ’92 e ’93 di Asta eliminata dalla Lazio ai quarti a Gubbio, per passare alla primissima Primavera di Longo, attraverso i playoff arrivata a giocarsi le finali, anch’essa sconfitta dai biancocelesti all’esordio. Il resto è storia recente: la cavalcata del Torino Primavera 2013-2014, un gruppo formato soprattutto da giocatori in granata dai tempi dei pulcini. Una squadra che ha collezionato record stracciando la concorrenza. Gruppi, i primi tre, caratterizzati da una grande continuità: ricambi non eccessivi, laddove la necessità non lo imponeva. Al contrario di quest’anno, dove forzatamente la Primavera ha dovuto rinnovarsi: attorno ai più esperti fuoriquota sono stati promossi gli Allievi e inseriti giocatori arrivati durante la sessione di mercato estiva. Se un tempo la poca concorrenza permetteva di crescere in casa i propri futuri campioni, il lavoro di Massimo Bava ha fatto sì che gli occhi granata si spingessero anche altrove.

Due volte fuori ai quarti, una volta ko in finale: Longo ritenterà l’assalto ad uno scudetto che al tecnico è sfuggito per un soffio anche da giocatore, nel ’94, quando la Primavera granata si arrese alla Juventus.

 

 


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