Torna il Borsino di Carlo Quaranta: chi sale e chi scende nel Torino, dopo Torino-Fiorentina 1-2. Le soddisfazioni sono pochissime, i dubbi molti. E per Mazzarri c’è tanto da lavorare
Nonostante provenissero da tre sconfitte consecutive e si presentasse l’occasione di reagire davanti ai propri tifosi per dimostrare di credere ancora in qualcosa (o quantomeno in se stessi), i ragazzi del Torino hanno dato prova di apatia, di indolenza, di inconcludenza, andando incontro all’ennesima sconfitta contro la Fiorentina e soffiando ancora di più sul fuoco della protesta, della ribellione a questo stato di immobilismo e di ignavia, che dalle curve già si alzava sin dall’inizio della partita. D’altra parte, nonostante la posizione di classifica identica e lo stato d’animo ancora afflitto dalla tragica e prematura scomparsa del loro capitano, i ragazzi in maglia viola hanno dimostrato di voler vincere la gara, concretamente, dal primo all’ultimo minuto, di voler alimentare quella speranza e di credere ancora nella rimonta europea, di sentirsi ed essere un vero gruppo.
E dire che mentre il Torino, che la stagione scorsa aveva gettato con Mihajlovic le basi di un progetto, quest’estate è ripartito dallo stesso zoccolo duro puntellando la rosa semplicemente per correggere alcuni difetti con l’ambizione di provare ad essere “il miglior Torino degli ultimi venti – trent’anni”, la Fiorentina nello stesso periodo ha vissuto una rivoluzione epocale passata attraverso lo smantellamento della rosa che ha visto la cessione di molti pezzi pregiati cambiando anche allenatore e indicando chiaramente in quella corrente una stagione di transizione.
Nel frattempo, però, il campo ha detto altro e i ruoli si sono invertiti: al di là delle responsabilità degli allenatori che si sono avvicendati e dei singoli giocatori vecchi (per alcuni dei quali occorre riconoscere che la Società ha fatto uno sforzo significativo per trattenerli dimostrando ambizione) e nuovi (è già piuttosto evidente che solo Sirigu e N’Koulou si sono dimostrati pienamente all’altezza della situazione), è lo spirito di gruppo, il senso di appartenenza che deve essere vivo per spiegare le vele verso i traguardi.
Evidentemente allora questa squadra è formata da calciatori che hanno solo dei progetti individuali e credono di poter arrivare da qualche parte da soli, senza necessariamente raggiungere risultati di gruppo. Mazzarri dice che valuterà in queste ultime giornate chi meriterà la maglia. Ma siamo sicuri che si possa sentire il peso e il valore di tale maglia se nessuno ti educa trasmettendotelo quotidianamente?
Torino-Fiorentina 1-2: chi sale e chi scende. Poche soddisfazioni
CHI SALE:
BELOTTI non è il bomber dello scorso anno ma non è che possa fare molto data la posizione in cui gioca, abbandonato a se stesso e senza un rifornimento utile. I compagni sono assiepati in attesa dell’avversario e spesso torna pure lui dietro a recuperare palloni, a lottare anziché grattarsi la pancia. Quando poi ha l’intuizione sulla punizione di Ljajic va a dimostrare che sa capitalizzare anche l’unico pallone che gli arriva. Carica e si carica ma non basta.
LJAJIC il suo ingresso sembra qualcosa a metà tra un atto dovuto e la mossa della disperazione da parte del tecnico. In pochi minuti, ci prova, si propone, si fa trovare e da palla ferma inventa l’assist per il gol di Belotti (situazione già sperimentata più volte con successo l’anno scorso). Il serbo non sarà un esempio di professionalità e continuità ma è pur sempre giocatore in grado di trovare lo spunto giusto, preferirgli Berenguer e Niang sa tanto di masochismo.
SIRIGU purtroppo la prodezza con la quale disinnesca il tiro dal dischetto di Veretout non è sufficiente a incanalare la gara sui binari giusti né a renderlo eroe di giornata. Compie anche qualche altra buona parata di ordinaria amministrazione ma nulla può sulle fucilate di Veretout al 59’ e di Thereau, su rigore, al 93’.
STABILI:
NKOULOU come al solito è tra i pochi a salvarsi e a non deludere. Oltre alla qualità ed alla capacità di saper ragionare in qualsiasi situazione ci mette anche determinazione e quantità ed è l’ultimo a mollare. Mura le conclusioni avversarie, svetta di testa anche in area avversaria e salva la propria porta anche in acrobazia.
MORETTI rischia grosso nell’intervento in scivolata col quale cerca di disturbare Simeone ad inizio partita ma per fortuna il VAR lo assolve. Se la vede costantemente con il Cholito (più giovane di lui di quattordici anni) rendendolo innocuo, incolpevole sui gol e preferito al recuperato Burdisso.
VALDIFIORI non sfrutta l’occasione per far ricredere Mazzarri (che finora gli aveva concesso solo pochi minuti contro la Samp). I granata perdono il confronto a centrocampo, lui è troppo lento e poco ringhioso. Dà un pizzico di lucidità in impostazione, un paio di verticalizzazioni di prima, un tiro murato da… Niang. Serve di più.
BARRECA subentra ad inizio ripresa per dare il cambio ad un acciaccato De Silvestri. Si fa notare più in fase offensiva dove prova senza fortuna il tiro e fatica a superare Melinkovic. In difesa non commette errori rilevanti e nel complesso è importante che torni in campo per riacquisire sicurezza.
RINCON gioco nel ruolo di mezzala anziché in quello consueto di centrale davanti alla difesa nell’occasione appannaggio di Valdifiori. Opera quindi “ad elastico” accorciando ed allungandosi alla bisogna. Arpiona qualche buon pallone ma non dà un contributo decisivo nemmeno stavolta.
CHI SCENDE:
FALQUE anche lo spagnolo ultimamente sembra essersi perso, non riesce a trovare posizione, spazi, giocate, assist, tiri. Una prova opaca con errori nel controllo, nei passaggi e in costante difficoltà con Biraghi. I motivi di questa involuzione dovrebbero far riflettere Mazzarri.
DE SILVESTRI dalla sua parte i viola sfondano più volte e lui regala anche un rigore per un tocco di braccio non si sa quanto voluto. Qualche buona lettura, qualche respinta di testa, un paio di affondi in mezzo ad una prestazione complessivamente incolore conclusasi con ennesima ricaduta muscolare e conseguente sostituzione.
BERENGUER non riparte quasi mai, di lui nell’arco dei 75’ nei quali resta in campo si ricorda solo una discesa terminata con un passaggio sbagliato in area. Non è la prima volta che sparisce quando la squadra affonda, deve crescere molto sotto l’aspetto della personalità, qualità che in questa squadra manca a molti.
ANSALDI come a Roma inizia a giocare da terzino sinistro (dove Chiesa gli crea più di un grattacapo) e finisce per ritrovarsi a destra dopo l’avvicendamento De Silvestri – Barreca. Ma il risultato è il medesimo, dai suoi piedi non partono cross e non è fortunato nell’azione finale che causa il rigore. Periodo no.
ACQUAH grezzo e superficiale nella gestione del pallone, sbaglia i suggerimenti verso Falque e la combina grossa quando si fa soffiare il pallone da Veretout sulla trequarti spianando la strada al vantaggio viola. E in tutta la partita non si fa notare nemmeno in ciò per cui è più portato: i contrasti. In catalessi.
NIANG le sue prime uscite dopo l’avvento di Mazzarri avevano illuso, il senegalese è tornato ad essere un corpo estraneo ed a tratti persino deleterio per questa squadra (respinge, suo malgrado, anche un buon tiro di Valdifiori). Gira a vuoto e in più ha l’aggravante di farsi ammonire ingenuamente andando incontro alla squalifica.
il problema della società è quello di non essere chiara. basta:si deve dire chiaramente che l’obbiettivo reale è la parte sinistra della classifica,se ti viene bene magari ci scappa un posto in Europa League
Oggi a porte chiuse dirà chiaramente cosa si dovrà fare x meritare la conferma. Il fatto che si presenteranno tutti al Fila con una valigia pronta potrebbe fare insorgere nella mente di Uoltrr un leggero sospetto.
😂😂😂😂
Il Toro non sa essere squadra.
Cairo non sa scomparire