Torino, altra stagione interlocutoria: ecco chi sale e chi scende dopo questa annata
Così come previsto il Torino conclude il campionato in una tranquilla posizione di centro classifica, decimo come un anno fa seppur con tre punti in più e dei progressi nel gioco, non sufficienti tuttavia a compiere quel famoso salto di qualità vanamente atteso da un tempo ormai infinito (basti pensare che negli ultimi 30 anni non si è mai posizionato tra le prime sei in serie A).
Da sottolineare inoltre che fino all’ultima giornata si è inseguito un piazzamento (quello dell’ottavo posto) che potrebbe significare la possibilità di giocarsi la Conference League se l’UEFA dovesse squalificare dalle proprie competizioni la Juventus parzialmente graziata dalla FIGC. Ma nemmeno questo ha stimolato al punto giusto la squadra di Juric che non ha messo in campo il giusto approccio contro un’Inter con la testa altrove. Inoltre mentre dodici mesi fa si analizzava il problema dei troppi gol subiti negli ultimi minuti, un dato che balza all’occhio in modo evidente in questa stagione è la differenza di rendimento tra le partite in casa (appena 22 punti e media da zona salvezza) e quello in trasferta (31 punti e quarta posizione che varrebbe la Champions).
Dal punto di vista tecnico la squadra, pur in questa altalena di rendimento e nonostante tanti (forse troppi) interpreti cambiati rispetto ad un anno fa, ha espresso anche nel finale di campionato un gioco aggressivo puntando più sul possesso palla e sul solito 3-4-3. Milinkovic-Savic è stato l’unico portiere impiegato in questa stagione e, dopo un avvio promettente, è incappato in qualche errore evidente e non ha dato un contributo in termini di parate decisive e punti salvati. La difesa ha proseguito lo stesso trend e si è confermato reparto affidabile, in grado di ridurre le conclusioni in porta e di riuscire a subire lo stesso numero di gol rispetto ad un anno fa (41) nonostante l’addio di Bremer e grazie soprattutto alle note positive Schuurs e Buongiorno. Il centrocampo ha retto anche in quest’ultima fase ovviando alla partenza di Lukic, agli infortuni ed alla carenza numerica: costanti i progressi di Ilic, Ricci è già una certezza. Poco evidente e decisivo il contributo degli esterni tra involuzioni e infortuni. In attacco l’exploit di Sanabria nel 2023 ha fatto fronte alla partenza estiva di Belotti, alla perdurante indisponibilità di Pellegri ed alla scarsa vena realizzativa dei trequartisti, piuttosto intermittenti nelle prestazioni. Alla fine in totale sono stati realizzati quattro gol in meno rispetto al primo anno di Juric. Per il futuro prossimo difficile dire con certezza chi dovrebbe andare via o arrivare ma probabilmente vanno rivisti gli esterni, implementato il centrocampo con un giocatore alla Pobega e sarebbe utile puntare almeno su un’alternativa diversa per caratteristiche rispetto agli altri per quanto riguarda il fronte offensivo.
Il Torino di Cairo rimane nel guado non solo in termini di classifica ma anche mentali, il che rischia di atrofizzare il tifo che sugli spalti è sempre meno numeroso e fuori sempre più diviso tra chi è più “realista” (la forza economica, il calcio business, il monte ingaggi, gli introiti televisivi sono in linea con la posizione in classifica) e chi è più “sognatore” e crede che il Toro meriti di più in virtù della propria Storia, della propria tradizione, del dna da spirito indomito, che non si rassegna a subire la legge del più forte (e tantomeno a vincere un derby in 28 anni!). Le posizioni legittime non sono così antitetiche come sembra: è sacrosanto ambire e creare condizioni attraverso programmazione oculata, buone intuizioni, riduzione al minimo degli errori anche perché, seppure in questa realtà , Atalanta e Fiorentina e prima di loro anche Udinese e lo stesso Genoa sono state in grado di andare oltre i propri standard per non parlare di realtà come Chievo o Sassuolo che per anni hanno raccolto i frutti di un buon lavoro di semina. Quindi fare di più è possibile così come recuperare l’amore dei tifosi; in fondo se il Napoli con una proprietà italiana è ripartito dalla serie C nel 2004 e quest’anno ha vinto lo scudetto migliorandosi costantemente e se Juric è rimasto, e con lui una continuità programmatica, significa che, nonostante tutto, qualche segnale per provare ad essere ancora fiduciosi lo si può anche vedere.
(continua a pagina 2: chi sale)
Che Adopo se ne vada via a parametro zero senza troppi rimpianti mi sembra una caxxata
SINTESI DELL’ARTICOLO:
quelli che quest’anno hanno fatto meglio, sono quelli di proprietà !!
Se invece leggi gli zerotreini, “sembra” che il Toro si regga tutto e solo sui prestiti !!!
ahahahahahah hh tendenziosi, e faziosi, ma pure STU PI DI perchè non hanno capito che nessuno crede più a loro