I partenopei arriveranno al “Grande Torino” reduci da un pareggio e due sconfitte: ma le armi del collettivo azzurro restano più che temibili
Secondo posto in classifica, terzo miglior attacco del campionato e difesa meno battuta in coabitazione con Inter e Roma. Basterebbero questi numeri per presentare il Napoli, prossimo avversario del Toro al “Grande Torino”. Eppure qualcosa di più c’è. C’è una stagione che finora ha raccontato (ancora) di un gioco spumeggiante, di un pragmatismo più vincente e di un sogno – lo Scudetto – in cui credere fino all’ultima curva. Ma ci sono anche gli intoppi, quelli che, in questo dicembre più nero che azzurro, hanno rallentato l’inarrestabile collettivo di Sarri: sconfitte contro Juventus e Feyenoord, pareggio a reti bianche contro la Fiorentina nell’ultimo turno. Al resto hanno pensato gli infortuni, su tutti quello di Ghoulam, tradito dal crociato in un’altra sfida-svolta: il 2-4 interna contro il Manchester City in Champions League. Pochi giorni fa è arrivato anche lo stop di Insigne, fermato da qualche fastidio all’inguine e in dubbio per la trasferta piemontese.
A prescindere dalla presenza, o meno, del suo numero 24, Maurizio Sarri si affiderà al consueto 4-3-3. Spartito ben definito, compattezza e movimenti orchestrati alla perfezione. Il tutto unito all’imprevedibilità degli uomini chiave dell’attacco, Mertens e Callejon, entrambi poco brillanti nelle ultime uscite, ma in possesso di armi da tenere d’occhio. Gli stop di Insigne e Ghoulam hanno certamente colpito la catena di sinistra, vera fonte del gioco offensivo partenopeo. Mario Rui, sostituto dell’algerino, per condizione e caratteristiche ha faticato ad inserirsi a pieno nella manovra sarriana, offrendo una minore propensione alle sovrapposizioni “intelligenti” a là Ghoulam. In fase difensiva, il Napoli sfrutta spesso un pressing ben organizzato e una copertura completa degli spazi, disponendosi con due linee a 4 (i due esterni retrocedono a centrocampo) e l’uscita in pressione di uno degli uomini in mediana sull’inizio della costruzione avversaria. Indispensabile, per il Toro di Mihajlovic, sarà sfruttare le debolezze di un Napoli in debito d’ossigeno e contrastare efficacemente la pericolosità dei campioni azzurri. Dopo la bella vittoria sulla Lazio, Belotti e compagni sono a caccia di conferme.
che peccato non aver preso sarri quando era il momento.
Avrebbe sicuramente sposato all’istante l’ambizioso progetto pluriennale di Bracciamozze e Fido Petracchio. Lo scudetto, l’europa league prima e la champions poi. Soddisfazioni e successi a palla!!!
Si, peccato!
mai parlato di progetto ambizioso, ma se vuoi negare che sia un signor allenatore, contento te.
Infatti intrinsecamente è quello che ho detto pure io. Proprio perchè è un signor allenatore non sarebbe mai venuto, considerando i progetti che hanno i nostri illustri amministratori. Ero ironico, ovviamente.