Per il Giorno della Memoria il ricordo di Vittorio Staccione, calciatore del Torino morto a Mauthausen: per lui una Pietra d’inciampo in via San Donato
Perdere l’equilibrio, cadere. Ma anche fermarsi. E ricordare. Le Pietre d’inciampo nascono con questo scopo: far vacillare gli uomini di fronte a qualcosa che dĂ scandalo, nel senso piĂą antico del termine, ovvero che ostacola e provoca turbamento. E’ un’iniziativa nata nel 1992 dalla mente dell’artista tedesco Gunter Demnig, incidere nelle cittĂ i nomi delle vittime dell’Olocausto. A Torino, appena cinque giorni fa, ne è stata posta una, in via San Donato 27, quello che fu l’ultimo indirizzo di Vittorio Staccione prima della sua caduta nel buco nero della Storia. Vittorio era un uomo che col pallone si era incontrato quasi per caso. A 15 anni – siamo nel 1919 – Heinrich Bachmann, capitano e poi mente dirigenziale del primordiale Torino Foot Ball Club, lo nota mentre tira due calci per le vie della cittĂ , lo prende con sĂ© e lo fa entrare nelle giovanili granata.
La trafila, l’esordio nel 1924. Poi arriva il prestito alla Cremonese, nella quale si impone come discreto mediano salvo poi non confermare in toto le attese nel suo rientro al Toro, dove comunque vince lo Scudetto (poi revocato) nel 1927. Di lui si innamora il Marchese Ridolfi che lo vuole a tutti i costi per la sua Fiorentina, di cui per quattro anni diverrà una colonna. La sua carriera proseguirà a Cosenza, ma nel mezzo ecco la prima tragedia: la sua bambina muore ancor prima di venire alla luce e con lei sua madre, Giulia. Un dolore immenso. Ma no, Vittorio non è uno che si arrende. Dopo l’avventura in Calabria torna a Torino e diventa operaio Fiat negli anni in cui si sta imponendo il Regime.
Dell’oppressione, Staccione non vuole sentir parlare. Il Fascismo lo repelle, lo porta ad agire. A resistere, a diventare partigiano. L’Ovra lo incarcera più volte, ma il 20 marzo 1944 sono le SS a strapparlo dalla sua città . Vittorio viene deportato a Mauthausen assieme al fratello. Poi il buio.
Nella notte del mondo la sua storia si perde, come milioni di altre. Sono nel vento, cantava Guccini. Ma soprattutto devono incontrare i nostri pensieri, i nostri cuori. Perché la rete della Storia è il fondamento del nostro futuro. E a tenerla in piedi, tesa, sono sì le donne e gli uomini del passato, del quale è bello richiamare le esistenze soprattutto in giornate come questa, ma siamo soprattutto noi che abbiamo ancora gli occhi aperti per guardare al domani.
E allora “meditate che questo è stato”, scrive Primo Levi:
“Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza piĂą forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.”
Se mi si consente due commenti squallidi
Si ascolta..è una settimana che vanno avanti con sta cosa di Staccione..siamo nel bel mezzo del mercato e in mano a una societĂ che non spende..e qui sopra le uniche cose che leggo sono commenti sull’addio di Mimashi come se fosse partito per il fronte e su Staccione..ma svegliatevi moralisti… Leggi il resto »
Permettimi, ti stimavo di piĂą. Sei solo un livoroso.
No ma non mi stimare non me ne frega un caxxo..qui sopra vengo a dire la mia non a cercare amicizie e consensi.. Ciao Ciao
Ma oggi è solo il 27.. che premura hai..
Ah si
Beh un giorno all’anno credo si possa mettere da parte il calcio giocato e il mercato per pensare a qualcosa di piĂą importante. Non puoi mettere le 2 cose sullo stesso piano dai!
Scusa,vorresti organizzare una fiaccolata per Staccione,stile Regeni?
Si ok..ora pensiamo al presente che fa’ vomitare..non si vive solo del passato
Beh si dovrebbe guardare al passato per migliorare il presente, soprattutto se pensi che faccia vomitare.
Per sto Staccione(mai sentito prima) subito una pietra con dedica nella cittĂ ,per dedicare una via a Valentino Mazzola dovremo aspettare il 30 febbraio…….che pena.