De Biasi: “Cairo è cambiato, ai miei tempi gli avrei morso un orecchio…”

Il Toro e l’esonero: “Verrebbe da mordere l’orecchio al presidente…”

Lei è stato il primo allenatore dell’era Cairo ma anche il primo ad essere stato esonerato dal presidente granata. Cosa passa per la testa di un allenatore in momenti come quelli?
Verrebbe da mordere un orecchio al presidente. All’epoca però Cairo era davvero inesperto e si lasciava condizionare troppo dalle sirene esterne. Dai consigli di persone a cui del Toro interessava molto poco. Pensava che cambiare allenatore avrebbe permesso al Toro di raggiungere risultati importanti ma ovviamente non fu così.

Però è anche giusto dire che ha capito lo sbaglio. Mi ha fatto molto piacere, ad esempio, che nell’occasione del decennale della sua presidenza abbia ricordato il mio esonero come un errore che, avesse la possibilità di tornare indietro, non rifarebbe. E’ stato un riconoscimento importante per me.

Lei è poi tornato al Toro. Cosa l’ha spinta?
Tornare dove ti hanno esonerato è sempre una sorta di rivincita. Io potevo anche retrocedere, ad esempio, e invece non l’ho mai fatto. Racconto meglio. Alla prima occasione abbiamo centrato immediatamente la Serie A. Potevo restare io e invece il presidente ha preso Zaccheroni, che era un nome importante in quel periodo, proprio pochi giorni prima dell’inizio del campionato. Poi dopo una serie di numerose sconfitte, però, chiamò di nuovo me: a quel punto riporto il Toro alla salvezza ma vengo di nuovo esonerato. Purtroppo facevo ombra.

E non fu l’unico avvicendamento della sua carriera al Torino.
No, quello dopo arrivò con Novellino. Io ero al Levante ma la situazione era particolarmente difficile e ritorno al Toro (aprile 2008, ndr). Con solo 5 partite alla fine del campionato riesco di nuovo a salvarmi e la stagione dopo ricomincio con il Torino. A novembre potevamo già dirci salvi ma il presidente pretendeva di più e chiama Novellino, a sua volta sostituito poi da Camolese. Al termine della stagione il Toro retrocede in Serie B. Onestamente? Resto fermamente convinto che alla fine della stagione io mi sarei salvato.

E’ cambiato molto Cairo da quello che ha conosciuto lei?
Assolutamente. Se penso al Toro di oggi la differenza dal mio è abissale. Sono cambiati i giocatori, oggi è un Toro che ha altri risultati e soprattutto una stabilità importante. E’ vero, il tifoso è esigente, vorrebbe vedere il Toro sempre in Uefa o addirittura in Champions ma quando si sale nella piramide la punta si restringe sempre di più e là in cima è davvero difficile rimanerci.

Tornando a Cairo è vero, all’epoca aveva una certa libidine Zampariniana ma lui è una persona intelligente, una delle più intelligenti che abbia conosciuto e un imprenditore capace. Ha saputo cambiare ed è diventato bravo. Personalmente, anche se qualche tifoso non è contento, credo stia facendo bene.

E per Gianni De Biasi, invece, cosa nasconde il futuro?
Ancora non lo so, sto aspettando che qualcosa si muova. Non è facile ma io ho davvero tanta voglia di tornare a fare questo mestiere. Anche perchè credo di saperlo ancora fare bene. O per lo meno così mi ha detto qualcuno…