Esclusiva / Moreno Longo ha cresciuto Edera nella Primavera del Torino: “Il suo difetto era la continuità. Ci sono state punizioni, fondamentali per far capire la differenza con i grandi”

Quel gol che non ti aspetti, ma che cerchi. Quel gol utile, utilissimo, fondamentale. Bello, bellissimo. Ma purtroppo finito in ombra a seguito di alcune esacerbanti polemiche, portate avanti senza soluzione di continuità. Ma l’eroe di Lazio-Torino è e resta, di fatto, Simone Edera. Il giocatore merita questo titolo, e i tifosi granata non possono non celebrare il gioiellino ex Primavera, che ha avuto la personalità di farsi notare da Mihajlovic in estate e soprattutto di sfruttare l’occasione concessa. Un tiro a rientrare eccezionale, imparabile, preparato con la giusta cattiveria e determinazione nonostante uno stadio che avrebbe potuto impaurire. Ma Edera no, non ci è cascato. E uno come Moreno Longo questo gesto se lo poteva aspettare benissimo. Lui lo ha visto crescere, ai tempi della Primavera; entrambi si devono reciprocamente ringraziare per quella gioia Scudetto che resterà indelebile nella memoria dei tifosi del Toro.

Moreno Longo, dalla Lazio Primavera alla prima squadra: Edera sembra un predestinato. Ma si aspettava di vederlo nel Toro così presto?
Devo dire la verità: sì. Per il talento che ha sempre dimostrato, non mi stupisce affatto che abbia già avuto modo di farsi notare. Ovunque venga inserito, Edera si esprime sempre alla stessa maniera, per carattere e qualità, sia che si trovi all’oratorio, sia davanti a 80mila persone. La sua vera pecca era la continuità e l’atteggiamento, ma parliamo di un giocatore molto giovane, e in Primavera gli era consentito qualche scivolone.

Doveva crescere?
Sì, e infatti nel percorso che abbiamo fatto insieme ho adottato sia il bastone, sia la carota, perché sapevo a che difficoltà sarebbe andato incontro, nel mondo degli adulti. Il suo talento è indiscutibile, ma mi è capitato in alcuni casi di punirlo, come per esempio nella fase finale del mio ultimo anno al Toro (stagione 2015/2016, ndr), quando nella fase finale contro l’Atalanta lo lasciai in panchina per schierare Boubakar. Ho sempre pensato che nei giovani sia necessario accorciare il passo che c’è rispetto agli adulti, facendo loro capire quali fossero le difficoltà. Bastone e carota, ripeto: la via di mezzo funziona sempre, e penso che oggi Edera possa sentirsi arricchito del percorso fatto in Primavera, ma non solo.

Avete avuto modo di sentirvi, dopo la serata di lunedì scorso?

Gli ho scritto. Mi sono complimentato per il suo primo gol in Serie A: è un ragazzo che seguo affettuosamente, come tutti gli altri. Anche perché solitamente oltre al rapporto allenatore-giocatore, ci si affeziona molto. E poi gli sono riconoscente per la gioia che mi ha regalato, segnando il rigore decisivo per lo Scudetto del Toro, proprio contro la Lazio…

CAMPO, 14.11.15, Torino, stadio Olimpico, Supercoppa Primavera, Torino-Lazio, nella foto: il Torino a fine partita alza la Supercoppa

Come Edera, anche Barreca è in prima squadra. Ma quest’anno sta incontrando qualche difficoltà in più. Secondo lei, come mai?
Identificare un problema da fuori è sempre molto difficile. Non mi permetto di farlo. Posso solo dire che nella crescita di un giocatore ci sono dei momenti di appannamento o difficoltà. Superare questi momenti ti fa diventare un calciatore vero. Antonio dovrà essere molto bravo, adesso: perché campioni si diventa attraverso gli errori e le difficoltà. Ha la stoffa per farcela.

Edera, Barreca, ma anche Parigini, Aramu, Gomis. Sono tanti i giovani che stano emergendo, dalla sua Primavera, e il Toro li considera molto. Qualcosa è cambiato?
Io ho la mia idea: vedere tanti miei ex giocatori crescere e essere valorizzati mi dà davvero molto piacere, perché vuol dire che oltre al risultato calcistico, ne esiste anche uno professionale, da parte di tutti quanti. Ci hanno spesso detto che miravamo solo al risultato, ma non è così: tutti loro dimostrano di essere il prodotto di un settore giovanile. La gestione non è cambiata: la differenza sta nel fatto che questi giocatori dopo la Primavera hanno saputo pagare lo scotto del passaggio dai grandi, e ora con due anni in più sono maggiormente pronti. È necessario un approccio anche traumatico nel mondo degli adulti, prima di tornare alla base: ora sono quanto meno in grado di giocarsela. L’esperienza è fondamentale, sempre. Ci vogliono degli anni di gavetta perché un giocatore capisca alcuni meccanismi fondamentali.

In questo senso, modificare la formula del Campionato Primavera è stato secondo lei un passo avanti?
Sì e no. Secondo me siamo ancora lontani da quello che vuole essere davvero l’accorciamento della strada tra settore giovanile e prima squadra. Io sono fortemente a favore delle seconde squadre, e credo che siano necessarie per alzare il livello in maniera davvero importante. Seguo ancora molto il campionato Primavera, ed esistono risultati in cui lo scarto è davvero troppo ampio. Il cambiamento della formula può aver reso forse più competitivo il campionato, ma non si sta ancora risolvendo il problema.

La gavetta però non è solo per i giocatori: come sta procedendo la sua esperienza a Frosinone?
Penso che stia andando bene. Siamo in linea con quelli che sono i programmi di inizio stagione, in un campionato molto equilibrato come quello cadetto. Abbiamo il rammarico di aver lasciato qualche punto per strada che sul campo avremmo potuto concretizzare meglio, ma sono contento: siamo a due lunghezze dal primo posto, ed è una situazione che ci permette di lavorare bene.

Anche il Toro ha lasciato qualche punto per strada.
Sì, qualche pareggio avrebbe potuto trasformarsi in vittoria, e questo non gli ha permesso di veleggiare ai ritmi dello scorso anno. Ma la squadra a mio avviso è forte e competitiva, ancora attaccata al treno dell’Europa, specialmente dopo la vittoria in casa della Lazio. Credo che costanza, tenacia ed equilibrio potranno giocarsela fino alla fine.

C’è qualche giocatore che l’ha impressionata?
Sì, Ansaldi. Mi ha stupito molto, per duttilità, fisicità e personalità. Si è trattato sicuramente di una buona operazione in entrata: fino all’infortunio della partita contro l’Atalanta è stato tra i migliori. Ma poi ci sono anche N’Koulou, Rincon e molti altri. È una squadra costruita per fare molto e per fare bene. Le carte in regola per divertirsi ci sono davvero tutte.


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ExIgneFaxArdetNova
7 anni fa

Longo mi piace moltissimo. Spero ci sia un futuro per lui nel Toro. Con i giocatori della Primavera, me lo ricordo un vero capo branco quando vennero in visita al Museo… Grande.

madde71
madde71
7 anni fa

non e’ affatto ruffiano,e’diventato meno intransigente,mettiamola cosi.certo non puo permettersi di dire io vengo,ma via farispenti,non scherziamo.tu tieni per buono il rapporto cairo longo,quella e’la cosa importante.poi chiaro,stiam parlando d’ipotesi,ma venisse moreno,non cadrei dal pero.il campionato a frosinone dira’molto

Mimmo75
Mimmo75
7 anni fa
Reply to  madde71

È una speranza comune. Lo sto seguendo il Frosinone come seguivo la Pro lo scorso anno. Per me Moreno ha bisogno di misurarsi ancora con in serie A. In B ha fatto già capire di saper ottenere quanto richiesto. Ma è stato in piazze poco esigenti e lui stesso non… Leggi il resto »

madde71
madde71
7 anni fa

mimmo,chiarisco il punto,e vado giu’diretto,senza girarci intorno.il farispenti,da ferri in poi,di antipatie se ne e0′ create.pero’ lui e’li,gli altri,tutti andati via.non mi piace per niente come persona,ma proprio per nulla,ma cio’non inficia il mio giudizio sul suo operato,rimango nella logica,ho detto cose logiche,su cui non ho avuto risposta.conosco bene famiglia… Leggi il resto »

Mimmo75
Mimmo75
7 anni fa
Reply to  madde71

Hai ragione, mi sono espresso male. Ho generalizzato troppo parlando di società. In buona sostanza mi rifacevo al tuo esempio circa il farsi amico il nemico, dunque Petrachi. Che però è uomo di Cairo, della società, e con lui bisogna fare i conti alla fine perché la direzione sportiva è… Leggi il resto »

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