Sono il penultimo figlio di una famiglia numerosa aquilana, mio padre ha vissuto il Grande Torino ed il mio primo fratello lo scudetto del ‘76

Senza rischiare di passare per presuntuoso, posso affermare senza tema di smentita di potermi considerare un vero e proprio eroe, nel tifare Toro. Sono il penultimo figlio di una famiglia numerosa aquilana, mio padre ha vissuto il Grande Torino ed il mio primo fratello lo scudetto del ‘76. Ammalarmi anche io per questa maglia è stato naturale, come fosse un virus genetico che colpisce un’intera famiglia. Io mi sono avvicinato al Toro nei primi anni 90, quando Casagrande ci tenne a galla nella finale di andata di Coppa Uefa. Nel ‘93 ho vissuto l’unico trofeo vinto dal Torino. Ricordo quando alle scuole medie, età in cui i ragazzini iniziano ad assumere più consapevolezza, e si inizia ad essere un po’ più stronzetti, quando dicevo di essere del Toro partiva un’ilarità generalizzata nei miei compagni mista ad incredulità, quasi a non sapere cosa fosse il Torino. Dopotutto in quella scuola ero veramente l’unico che tifava Toro. Una mosca bianca, anzi, granata! Per me invece era tanto naturale!

Nella stagione 1994/1995, La squadra era quella di Calleri e in campo avevamo giocatori come Scienza, Angloma, Pellegrini, Pelé e Rizzitelli. All’epoca la pay tv era un lusso ed io andai a vedere il derby a casa di un mio compagno di scuola juventino (poi divenuto romanista), che con molta sicumera mi diceva da giorni che ce ne avrebbero fatti 4. Io stavo in silenzio non rispondevo, ma covavo dentro di me una rabbia e una grinta da voler spaccare il mondo. Quando nei primi minuti, Torricelli va a contorcersi su quel pallone spianando di fatto la strada a Rizzitelli che va ad infilare Peruzzi, esplodo in un’esultanza dentro la casa juventina, correndo e saltando per il corridoio, con i genitori di questo mio compagno, conosciuti quella stessa sera, increduli, forse per il mio comportamento trasformato da ragazzino silenzioso a ultras in erba.

Il Torino vinse 3 a 2 e Pastine parò il rigore a Ravanalli che sarebbe valso il pareggio bianconero. L’orgoglio che provai andando via da quella casa mi fece sentire un gigante. La storia si ripeté nel derby di ritorno, ma non era il posticipo di quella giornata e dunque la seguii in radio nel pomeriggio. Al termine Rizzitelli con un’altra doppietta ci regalò il secondo derby stagionale e la sensazione di essere un gigante fu identica.

Il Toro stava vivendo il canto del cigno della sua storia, eppure riusciva a trasmettermi tanta forza. Quando l’anno dopo il Toro retrocesse in Serie B, per me fu orribile. Una coltellata che però mi tenne ben saldo alla fede. Alle scuole superiori per fortuna i gobbi erano pochi, c’erano più milanisti e addirittura un sampdoriano. Sono stati anni difficili calcisticamente parlando. Ricordo le lacrime allo spareggio di Reggio Emilia nel ‘98 al palo di Dorigo. Mi sentivo maledetto. Poi ho capito che ad esser maledetto non ero io, ma il Toro.

Il fallimento è stata l’ennesima mazzata per tifosi che hanno avuto la forza di reggere ogni sorta di batosta, dalle quali però si sono sempre rialzati. Con l’avvento di Cairo ho vissuto la pia illusione di trasformarmi realmente in un gigante, purtroppo è rimasta solo la sensazione. La storia non è cambiata. Anzi, si conferma nella sua maledizione. La squadra di oggi riesce ancora ad emozionarmi, lo ammetto e a farmi dannare l’anima. Come nella partita di ieri in cui si domina per mezzora l’Empoli e poi basta un’espulsione a far cadere tutte le certezze. Nel secondo tempo non siamo stati in grado – non dico di pressare – di ostacolare i centrali di difesa che al piccolo trotto son entrati sin dentro casa nostra a far danni e abbiamo buttato all’aria una vittoria che era praticamente in pugno. Possibile che quando le nostre avversarie perdono un uomo noi reggono meglio di noi?

La gara di ieri è stata un’altra piccola umiliazione. Non credo di aver assistito spesso ad una squadra che getta al vento una vittoria nelle condizioni in cui era ieri il Toro. Eppure, nonostante tutto, anche ieri, nella prima mezzora, lo ammetto mi sono sentito un gigante, perché il Toro per me è una scelta di vita. Il Toro è passione per me e per tanti fratelli di tifo. Nonostante tutto, nonostante Cairo, io resto un tifoso del Toro, orgoglioso di esserlo. Per questo, caro Toro, ti faccio tanti auguri di buon compleanno.

Tommaso Pobega abbracciato dopo il gol
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ultimo aggiornamento: 03-12-2021


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Vanni(CAIROVATTENE IN BELIZE)

Ancora 6 anni del mer.d.one e rimarrà solo più la copisteria come tifosi.

corrado
2 anni fa

Vedo che hai scelto un modo nobile ed elegante per celebrare il compleanno del nostro Toro, che rende giustizia alla complessità e alla bellezza della nostra Storia e della nostra tifoseria. Direi che la classe è il tuo carattere distintivo.

Alberto Fava ( Gigi Marengo for President ).

Domani ore 15 tutti al Fila, il luogo migliore per farci gli Auguri !

Jones
2 anni fa

i tifosi del Toro sono questi,ma ieri non l’ho subita come un’umiliazione e ricordo invece quando uscii dal bar dopo lo spareggio col Perugia di sentirmi orgoglioso di essere del Toro,io e credo e sono certo molti altri più il destino ci da contro più ci attacchiamo alla nostra squadra

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