La squadra bianconera ha vinto solo contro il Genoa, alla terza giornata. Schieramento tattico mutevole, ma l’attacco rivoluzionato deve ancora ingranare
“Il mercato per noi è stato deleterio, fortunatamente è finito”. L’addio di Zapata e, soprattutto, quello al fotofinish di Cyril Thereau non sono proprio andati giù a Luigi Delneri. Il tecnico di Aquileia, per il secondo anno alla guida dell’Udinese – prossima avversaria del Torino – si è ritrovato in una sola estate senza due pedine fondamentali del suo scacchiere, determinanti la scorsa stagione per evitare il risucchio in acque decisamente poco tranquille. Per sostituirli sono arrivati Kevin Lasagna, bomber in rampa di lancio, l’ex granata Maxi Lopez e l’acerbo Riad Bajic. Giocatori funzionali all’idea tattica dell’ex Juventus, certamente, ma che molto avranno da dimostrare nel corso della stagione. Lo sfoltimento nelle altre zone del campo – con le cessioni di Heurtaux, Felipe, Badu, Gabriel Silva, Wague, Karnezis, Kone e Guilherme – ha portato ad investimenti mirati. Hanno raggiunto il Friuli Nuitynck, forte centrale prelevato dall’Anderlecht, l’ex Napoli Behrami, Pezzella dal Palermo, il terzino Larsen, ex Austria Vienna, e la scommessa Barak dallo Slavia Praga.
I risultati, finora, sono stai al di sotto delle attese. L’obiettivo dichiarato è, nuovamente, quello di una tranquilla salvezza, ma le sconfitte contro Chievo e Spal delle prime due giornate non hanno offerto segnali troppo incoraggianti. Con la chiusura del mercato, però, la squadra ha acquisito maggiore fiducia e solidità, conquistando i tre punti contro il Genoa ed offrendo una buona prestazione nel k.o. contro il Milan. L’atteggiamento tattico della compagine di Delneri è piuttosto camaleontico. In fase di non possesso, l’Udinese si schiera con un conservativo 4-1-4-1, o 4-3-3 difensivo, che dir si voglia: Behrami è l’incontrista, mentre De Paul e Lasagna retrocedono spesso sulla linea delle mezzali Jankto e Barak (o Fofana) lasciando isolata la prima punta (Maxi Lopez, Bajic o il rientrante Perica).
In fase di possesso lo schieramento cambia: Jankto si alza sulla corsia di sinistra, andando a formare con Lasagna e De Paul una batteria di trequartisti alle spalle dell’attaccante centrale. Una sorta di 4-2-3-1 molto mobile che vede nell’ex Carpi una delle chiavi dell’intera manovra, come appare evidente andando a rivedere l’azione del primo gol della sfida di San Siro, poi annullato dal VAR. Maxi Lopez è bravo a tenere palla impegnando i due centrali milanisti che sono colti di sorpresa proprio dall’accorrente Lasagna, abile a sfruttare la libertà tattica concessagli da Delneri per infilarsi nel mezzo delle maglie avversarie. Azione tipica della compagine friulana che fa del recupero palla (favorito dalla densità in mezzo al campo) e della grande corsa dei suoi incursori due importanti punti di forza. Ancora da oliare a dovere, però, i movimenti offensivi che spesso rischiano di sfociare in un arido giro palla orizzontale, così come la fase difensiva spesso statica e macchinosa. E il Toro sarà chiamato ad approfittarne.
Speriamo che quest’anno Pozzo che ci ha sempre solato se ne vada in B.
Invidio alcuni loro centrocampisti, da Jankto a De Paul fino a Fofana, almeno uno di questi tre nella nostra rosa avrebbero alzato il livello a metà campo (oltre al numero di alternative…)
@Lewishenry - #conCairononmiabbono (neancheasky) proprio cosi’, sono decenni che ci siamo specializzati in questa tecnica… il resuscitare i moribondi…. ci siamo riusciti puntuialmente tutte le volte, mai mancata una….no aspetta…. una lo scorso anno. Per il resto tutte perse o pareggiate con le moribonde….. Non mi illudo. Spero in bene… Leggi il resto »