Al Filadelfia è stata celebrata la messa dedicata al Grande Torino: le parole nell’omelia di don Riccardo Robella

Allo stadio Filadelfia si è svolta la messa dedicata al Grande Torino. Il Torino FC e i dirigenti hanno presenziato. Cristian Cristian Ansaldi ha letto la prima lettura. Don Riccardo Robella ha poi aperto l’omelia: “Ci troviamo oggi per commemorare i Caduti di Superga. Ci troviamo a pregare anche per i giocatori, lo staff, i dirigenti. Da tanto non riusciamo ad andare a Superga ed è momento di sofferenza. É bello essere però qui oggi. Superga rappresenta la sofferenza ma il Filadelfia è il sacro. Il luogo dove il tempo incontra eternità, l’uomo incontra Dio, dove noi percepiamo di essere più di quanto non crediamo e di esser epiù di quello che crediamo. É un privilegio poter scendere tutti i giorni qui, allenarsi qui, giocare qui, è uno spazio che prima è stato calcato da coloro che hanno scritto la storia del Toro. Questi fili d’erba sono i nipotini di quelli. Voi siete i nipoti di quelli che vi hanno preceduti. Siete la continuazione di quelli che ci sono stati. Qualche volta avrete sentito il peso degli Invincibili. Quando si è preceduti da tanta grandezza si può essere schiacciati dal peso del confronto, di non essere all’altezza. Spazzatelo via, loro non vorrebbero. Siamo al Filadelfia, in terra sacra, dove succedono cose non magiche, ma sacre. Un luogo dove coloro che sono vivi, si incontrano con coloro che vivono in eterno

Don Robella: “Il popolo per cui giocate vi misurerà per l’amore verso la maglia che portate”

Ancora don Robella: “Per noi viene chiamata la comunione dei Santi, di coloro che ci hanno preceduto e che possono aiutarci se lo chiediamo. Provate a cominciare così i vostri allenamenti, non dico di togliervi le scarpe, ma quantomeno una mano sul terreno poggiatela e lasciate che coloro che erano prima di noi, entrino in voi, siano con voi. Si stabilisce una simbiosi, voi in loro e loro in voi. Questo è un punto importante e farà sì che ciò che indossate, diventi ciò che amerete. Siete professionisti ma un professionista può essere innamorato di ciò che fa. Vi sarà chiesto di amare quella maglia. Studiate quella storia, amate quella maglia, portatela con orgoglio. Altrove non troverete tanta bellezza, non troverete questa storia, non troverete qualcosa che si appiccicherà alla vostra pelle in questo modo. Quel popolo per cui giocate, che vive la sofferenza di non potersi incontrare e che attraverso voi ha bisogno di viver la bellezza, vi misurerà solo per l’amore verso la maglia che portate, non a parole ma a fatti. Quell’impegno quotidiano. Chi vi guarda dirà “Ha davvero dato tutto, lì c’era un quarto di Maroso, un po’ di Mazzola“.

L’appello al popolo granata: “Abbiamo un DNA, che unisce la tragedia e la bellezza”

L’appello al popolo granata: “Al popolo granata dico che abbiamo un DNA granata. Il Dna è fatto da una doppia elica e sono due realtà speculari e contrarie, che si incontrano e danno vita. Molte volte noi abbiamo esaltato solo una delle due eliche, che è diventata la cifra con cui leggiamo al nsotra storia: la tragedia. C’è, è presente, non la vogliamo cancellare perchè ci connota, ci dice chi siamo. Non saremmo ciò che siamo se non ci fossimo passati attraverso. Resta una cifra, ma non può essere l’unica. Per troppo tempo è stata l’unica, non ci siamo ricordati di una cosa, spostare le lancette a cinque minuti prima. Quando eravamo belli, grandi, incantavamo il mondo e dicevamo che era importante ciò che stavamo facendo. Recuperiamola. Prima della tragedia c’è stata bellezza, gioia, felicità, uno stadio pieno di persone che vedevano quei ragazzi vincere. Dobbiamo recuperare questo o non sapremo mai gioire di ciò che siamo. La nostra visione della vita se no sarà sempre cupa. Abbiamo aiutato una Nazione a riscoprire la vita, la gioia, a ricostruire le macerie. Ci viene chiesto quel qualcosa di più ancora una volta, andare oltre, essere costruttori. Per esserlo dobbiamo esser e Uno. In questo campo, coloro che entravano e sedevano sugli spalti erano davvero uno. Si fidavano l’uno dell’altro. Erano uno con chi giocava in campo. Era la forza, quello che spingeva, sapevano gioire. Dobbiamo riappropriarci di quella gioia, quella bellezza, quel sorriso per il mondo se no perdiamo noi stessi, rischiamo di diventare come tutti gli altri, arrabbiati quando vinciamo o quando non vinciamo, incapaci di cogliere quello che i ragazzi fanno“.

Don Robella: “Il Toro è uno, non ce ne sono tanti”

Conclude così: “Torniamo ad essere quell’unità di intenti, cammino, di tifo, di squadra. Il Toro è uno, non ce ne sono tanti. Dove ci sono tanti Tori, diventano torelli e rischiano di smarristri. Nel momento in cui il Toro tornerà ad essere uno, sarà anche forte. La storia insegna lezioni. Forse non arriveremo mai a conquistare grandi traguardi se non sapremo prima gioire delle piccole cose, di quei passi quotidiani che facciamo. La vita non regala a chi non sa apprezzare. Impariamo a gioire di ogni piccola vittoria e piccola cosa. Dobbiamo ripartire da lì, riprendere a camminare passo dopo passo. SIamo una metafora della vita, passo dopo passo, successo dopo successo, con anche qualche insuccesso. Si costruisce così. Quello che quei ragazzi hanno creato è stato lungo anni, sudore, lungo piccoli successi. Quando come popolo granata avremo imparato a gioire come piccoli successi, la storia ci darà in premio di gioire dei grandi successi. Rioccuperemo quel posto che dobbiamo riconquistare e che deve essere nostro: il mondo.

Don Riccardo Robella cal Filadelfia
Don Riccardo Robella cal Filadelfia
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ultimo aggiornamento: 04-05-2021


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salacercipersempre
salacercipersempre
3 anni fa

Indirizzi di Luce! Quello che ognuno di noi ha nel cuore messo ai piedi degli invincibili e di Dio che da Lassù sentivano e auspichiamo guidino. Al di là della società, degli errori, dell’ oggi. Il Toro sacro che è realtà e leggenda unite e su tutto, il Toro che… Leggi il resto »

madde71
madde71
3 anni fa

sara ma grazie ad un simpatico presiniente,vedo tanta profanazione

4 maggio, il racconto della giornata: Cairo a Superga, nel pomeriggio la Messa al Filadelfia

VIDEO / Cairo legge i nomi dei Caduti di Superga