Il serbo nella scorsa stagione era calato nei mesi centrali: l’obiettivo è ricominciare ad essere decisivo per trascinare il Toro. E Niang…
No, il Toro non ne ha proprio bisogno. Il calo di Adem Ljajic è l’ultima preoccupazione che Sinisa Mihajlovic vorrebbe affrontare nel lungo inverno che attende i granata. E’ troppo importante il serbo per la manovra offensiva del suo Toro che spesso passa da un suo guizzo per guadagnare imprevedibilità e inventiva. Un piccolo campanello di allarme – nulla di più – c’è stato nelle ultime settimane: qualche giocata troppo fumosa e una certa incostanza nel corso della gara. Un anno fa, di questi tempi, il fantasista di Novi Pazar si apprestava ad entrare in un vortice di prestazioni negative che lo avrebbe accompagnato per buona parte della seconda metà di campionato. Il gol al Pescara, datato 12 febbraio 2017, fu un lampo nel buio. L’alba vera e propria arrivò solo con i primi giorni di primavera. I due assist contro il Palermo e, un mese dopo, il cambio di modulo consegnarono alla storia un finale in crescendo, con quattro gol e un assist nelle ultime sette.
E allora servirà tornare ad essere decisivo. Perché a Ljajic la rete manca dal 20 settembre, da quella trasferta a Udine che – casualità – aveva portato anche all’ultima rete di Belotti. Almeno fino a ieri sera, quando il Gallo è tornato a segnare nella sfida di Coppa Italia contro il Carpi. Ricondurre la piccola involuzione delle ultime uscite al ritorno al 4-3-3 sembra un’analisi troppo semplicistica. Gli spunti sono arrivati anche nelle gare approcciate con il nuovo atteggiamento tattico – esemplare il morbido tocco d’esterno con il quale ha propiziato la rete di Falque in Torino-Cagliari – sebbene, di tanto in tanto, siano stati accompagnati da una prestazione più discontinua nel corso dei 90’. A Mihajlovic il compito di correre fin da ora ai ripari.
Sul fronte motivazioni, il tecnico non sembra proprio aver bisogno di consigli. “Niang? Ha giocato sicuramente meglio di Ljajic”, aveva dichiarato Miha al termine dello 0-0 di San Siro. Frase per infondere fiducia all’ex Milan, certo, ma anche per lanciare una prima frecciata al serbo. Già, Niang. L’11 granata è in crescita, come ha dimostrato la sfida di Coppa, e gode della fiducia incondizionata di tecnico e dirigenza. Insidiare il posto di Ljajic sembra ora meno utopico. E per il numero 10 potrebbe essere questo lo sprone giusto per affrontare il lungo inverno granata.
Se Ljajic fosse continuo Inter e/o Roma se lo sarebbero tenuto. Il suo limite è proprio questo. Chiedere a Ljajic continuità è come chiedere a Padelli di parare i rigori, inutile.
Basta farlo giocare trequartista dietro due punte.
Certo che sa va a fare i w.e. in Cina con la nazionale serba, qualche problema di fuso orario se lo ritrova.