Il colombiano ha preferito restare al Filadelfia. A Udine è arrivato in doppia cifra, ora rimane il suggestivo obiettivo di squadra
“Zapata ha portato entusiasmo e ne avevamo bisogno” ha detto Ivan Juric una volta accolto al Filadelfia l’attaccante colombiano. Dopo un’iniziale fase di adattamento, Duvan Zapata ha mantenuto le promesse, diventando vero leader del gruppo che ora si appresta ad affrontare un finale di stagione dalle grandi speranze e ambizioni. A Udine ha trovato la doppia cifra. Nove i gol in maglia granata, di cui cinque di testa: il migliore in Serie A in questo fondamentale. Ma i numeri sono riduttivi a raccontare l’impatto avuto dal colombiano, da puro trascinatore.
Zapata, l’esempio da seguire
Zapata ha faticato molto nelle battute iniziali. Il gol alla Roma, un lungo periodo a secco prima della doppietta sfogo contro l’ex mai dimenticata. I due gol all’Atalanta gli hanno permesso di chiudere definitivamente col passato, per calarsi totalmente, gambe e testa, nella realtà granata. In questo senso Juric gli è venuto incontro. Si trova meglio a partire lateralmente? Benissimo, lo si accontenta. Dimostrazione del tecnico croato di avere anche doti da gestore, che in questo caso hanno giovato in termini di prestazioni del colombiano. Senza Zapata era davvero notte fonda. Si è caricato il Toro sulle spalle, in entrambe le fasi. Se non segna, indossa i guantoni e va a lottare, come un vero guerriero. Un giocatore heavy-metal, come piace a Juric, che rivede in questa abnegazione la sua concezione di attaccamento alla maglia granata. O forse era comodo dirlo, nella penuria di risultati che avrebbero rappresentato un prima e un dopo, con il Toro a indossare i panni di contender credibile per l’Europa. Zapata come esempio prima, Zapata come bomber in stato di grazia poi, al contrario di un Sanabria deludente, forse non pronto ad affrontare un nuovo dualismo tra punte/idoli della piazza.
Il sogno Europa
Cinque reti nelle ultime nove uscite. Il calciatore di Serie A con più tocchi in area avversaria e il quarto nella classifica dei tiratori. Non sono solo numeri, sono il manifesto di uno switch mentale e fisico, di chi si è calato pienamente nell’obiettivo di fine stagione. “Non ho mai avuto un giocatore come Zapata”, ha detto Juric prima di Napoli ed è tutto dire. Occhi su Duvan: l’ancora di salvezza di un attacco che non decolla. Nessuno sarebbe in grado di fare praticamente reparto da solo con un dispendio fisico non indifferente anche sul piano dell’aggressività nei recuperi palla. Zapata sta fiorendo, ben prima del cambio di stagione. E in Colombia qualcuno se n’è accorto. E’ dal 2021 che non indossa la maglia dei “Cafeteros”. Poteva essere la volta buona, essendo finito nell’elenco dei pre-convocati. Duvan può permettersi invece il lusso di dire di no. Di usare la sua selezione come metro per dimostrare di essere come il vino. Inebriante, migliore con lo scorrere del tempo. Del colore che sogna di indossare in un tour degli stadi europei.
In realtà Zapata non ha mai rifiutato la Nazionale. Era nei pre convocati ma poi non è stato chiamato.
Duvan diciamo che non avevi voglia di farti queste vasche transatlantiche a 33 anni, giusto per giocare ancora almeno un paio di stagioni come questa,niente extra,solo TORO
Posso sbagliare,ma a oggi nn ricordo infortuni gravi. Se avesse una longevità sportiva alla Quagliarella sarebbe cosa buona e giusta.
Magari perche’ per raggiungere una longevita’ sportiva alla quagliarella bisogna risparmiarsi le partite inutili?