Intervista a Umberto Motto, professore per un giorno all’Istituto Alberghiero Colombatto di Torino. Dopo la Tragedia di Superga indossò la fascia di capitano

Riceviamo e pubblichiamo l’intervista a Umberto Motto realizzata da Alberto Lovisolo

In occasione delle annuali attività formative cogestite da studenti e docenti, si è recentemente organizzato all’Istituto Alberghiero Colombatto un laboratorio didattico dedicato alla storia del Grande Torino. Umberto Motto, classe 1930, è l’ospite d’onore. Mi offro di accompagnarlo e coinvolgo lo storico Franco Ossola. In un’aula gremita, Ossola parlerà per un’ora e Motto, incontenibile, per più di due. Di seguito, alcuni dei passaggi salienti della storia di Umberto: un racconto appassionante del diciottenne che esordì nel Torino con le lacrime agli occhi e la fascia di Capitano di Valentino Mazzola.

Umberto arriva un po’ in ritardo. E’ solo e parcheggia nell’ampio piazzale antistante il complesso scolastico di Via Gorizia. Scusami tanto – si affretta a dirmi trafelato – ero al pronto soccorso dell’Oftalmico per un’emorragia all’occhio… ma non volevo mancare… gli impegni sono impegni.
L’aula è al secondo piano, ma non vuol sentire ragioni di prendere l’ascensore. Ad attenderlo c’è una classe piena di ragazzi e professori. Lo invitano a sedersi dietro la cattedra. Alle sue spalle c’è un’ampia lavagna, opportunamente ripulita. Ringrazia tutti, stupito e commosso e inizia il suo racconto, a braccio. Nessun appunto cartaceo. E’ un flusso di coscienza e la curiosità dei ragazzi ha l’effetto di produrre uno scorrere narrativo lucido e puntuale, che alterna momenti della sua vita privata a quelli di calciatore; ne esce una fotografia nitida e ricca di dettagli della società di quegli anni.

Come diventasti un calciatore del Toro?
Papà era un grande tifoso del Toro e mi accompagnò al Filadelfia per un provino. Avevo sì e no dodici anni. Giocavamo con la borsa della “roba” a bordo campo, pronti a scappare appena suonava l’allarme dei bombardamenti. Scappavamo verso i rifugi antiaerei di Piazza Galimberti, un rifugio pericolosissimo perché vicino alle fabbriche del Lingotto, un obiettivo strategico. Noi ragazzi avevamo le divise tutte disordinate. C’era chi aveva i calzoncini bianchi, chi neri, chi azzurri, così mio papà parlò con un dirigente del Torino e si offrì di fornire gratuitamente i calzoncini e i calzettoni. In seguito, divenne il fornitore ufficiale delle divise da gioco anche della Prima squadra.

All’epoca il Torino era all’avanguardia nel selezionare le giovani promesse. C’era una rete di osservatori, per lo più grandi ex campioni come Antonio Janni e Gino Rossetti (quello che formò il famoso tridente insieme a Baloncieri e Libonatti), che facevano il giro degli oratori. Al Toro le chiamavano le “selezioni del sabato”. Era così che si reclutavano i talenti in erba. Una volta scelti i migliori, si organizzavano dei mini-tornei per valutarli con attenzione. Si formavano sei o sette squadre: i granatini, i giallini, i verdini, gli azzurrini, secondo il colore della maglia. Io mi distinsi in uno di questi tornei e, da lì in poi, feci tutta la trafila nelle giovanili del Toro, fino a trovarmi fianco a fianco con quei campioni, dividendomi tra studio, campo e fabbrica.

(Continua a pagina 2)

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ultimo aggiornamento: 25-04-2019


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Mario (granata1968)
Mario (granata1968)
5 anni fa

Pelle d’oca. Alcuni aneddoti non li conoscevo. Ci voleva una della iniezione di Toro. Fortunato Alberto ad aver avuto l’opportunitĂ  di conoscere questa persona fantastica. Grazie, sig. Umberto

DSR
DSR
5 anni fa

Raccontato in modo esemplare, letto attentamente sembra quasi di trovarsi in quell’epoca, documento inedito da conservare gelosamente, un grazie a Umberto Motto per quello che ha dato e che ancora dĂ  a noi tifosi granata.

Scin{[Scin(Scin)]}
5 anni fa

Grazie Umberto!! Sono questi racconti, queste Persone (con la P maiuscola) che mi rendono orgoglioso e fiero di essere del TORO! Perchè, se è vero che gli anni passano ed i tempi cambiano, è altrettanto vero che ci sono valori universali, immutabili, imprescindibili. E il Toro, quello vero, quello che… Leggi il resto »

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