Ennesimo pareggio che chiude un’annata di medio livello: al Torino mancano gli stimoli per reagire. Solo la matematica lascia vive le speranze
Calano le luci sul “Grande Torino”, cala il sipario. Ma gli applausi non ci sono, e nemmeno la richiesta del “bis”. Anzi, pioggia di fischi su Molinaro, capitano di giornata, e compagni, per la prestazione contro il Genoa che ha portato a un pareggio, il decimo, che ancora una volta non condanna il Toro dal punto di vista meramente matematico ma che espone per l’ennesima volta i giocatori a un ludibrio difficilmente prevedibile a inizio stagione. Si chiude un 2017 con qualche alto, è innegabile, ma con dei bassi che non si cancellano. O meglio, piĂą che dei bassi, dei “sottotono” che non lasciano spazio alle ambizioni su cui molto ci si era esposti a giugno e non solo. A parole, infatti, il Torino è ambiziosissimo. Sul campo, invece, non è uno zero, ma poco ci manca. Zero, come i gol segnati ieri. Ma zero, come i gol subiti, che per una volta premiano in toto il lavoro difensivo (è pur vero che, con tutto il rispetto per il Genoa, le occasioni dei liguri si sono davvero ridotte al lumicino). Ed è proprio questo secondo zero che conferma quanto equilibrato, e non in rampa di lancio, sia il campionato del Toro: perchĂ© se da un lato non si vince, da un altro non si perde; se da un lato la retrocessione non è nemmeno uno spettro, un’ombra, dall’altro lo sembra sempre di meno l’Europa, nonostante la classifica.
Arrivarci non richiederĂ solo interventi sul mercato: quelli ci vogliono, ma non porteranno ad alcun miracolo. ServirĂ un’altra testa, piĂą che un’altra mentalitĂ : un’altra concentrazione, e un altro tipo di cattiveria. Tutte caratteristiche che il Toro, che questo Toro ha solo in potenza e non in atto, a differenza di molte altre rivali, forse meno quotate. Il settimo posto non è un miraggio ma piĂą per questioni matematiche. E i fischi, allora, sono giustificati eccome, perchĂ© riguardano un periodo piatto piĂą di una tavola da surf che il Torino sta attraversando da diversi mesi (fatti salvi dei rari sussulti) e che rischiano di far piombare nell’apatia piĂą totale tutto l’ambiente. Senza entusiasmo, non si va da nessuna parte. E lo spirito combattivo di Mihajlovic potrebbe non bastare. Ma la domanda sorge spontanea: ai timori che Petrachi, per sua stessa ammissione, aveva pronosticato mesi fa, soprattutto se si lavora tutti in una stessa direzione, non si poteva porre prima rimedio?
…come mandrogno daltronde
roberto, scrivi solo per dire cazzate non vedi?
mela(cairo)chupas, continua la tua opera indefessa di sturacessi e leccaculo di bracciamozze e, almeno per tutto il 2018, risparmiaci le tue solite cazzate su Squadra e Tifoseria.