Editoriale / I segnali arrivati nelle ultime settimane non sono per nulla incoraggianti: al Torino serve una svolta decisa
Viene da domandarsi se, Belotti e pochi altri a parte, dentro lo spogliatoio del Torino qualcuno abbia di recente dato un’occhiata alla classifica, se tutti abbiano capito che il rischio di retrocedere in serie B è più che concreto. Dubbi leciti dopo aver visto sul parziale di 1-0 Meité, entrato da poco in campo e quindi carico di energie, cadere a terra dopo un normale contrasto con Vignato sulla trequarti e, anziché rialzarsi subito e cercare di riprendere quel pallone perso, stare per 4/5 secondi accovacciato a osservare come proseguiva l’azione offensiva del Bologna. Con tutta calma ha poi corricchiato fino al limite dell’area, salvo poi perdersi l’inserimento in area di Soriano che ha potuto servire a Svanberg un pallone d’oro. Quello avuto dal francese non è certo l’atteggiamento di chi è consapevole di dover giocare alla morte per portare a casa tre punti d’oro per avvicinarsi al quartultimo posto, semmai è l’atteggiamento di chi il campo per un bel po’ di tempo non lo dovrebbe vedere.
Meité è il simbolo del Torino che va a fondo, ma non è stato certo l’unico a essere sceso in campo con il Bologna con atteggiamento superficiale, da partitella tra scapoli e ammogliati. La lista degli insufficienti e di chi non è sembrato proprio giocare con il coltello tra i denti è lunga e comprende anche nuovi acquisti quali Linetty e Rodriguez. Il Torino contro il Bologna, così come già era successo contro l’Udinese (con la Roma non è che le cose siano andate meglio, almeno fino a quando i giallorossi hanno tenuto alto il livello di attenzione, anche se c’è l’attenuante dell’inferiorità numerica), ha lanciato segnali per nulla incoraggianti, ben peggiori di quello che i risultati finali lasciano intendere. Giampaolo non è il responsabile principale di questo scempio, perché la scorsa estate era evidente a tutti (a quanto pare tranne che a Cairo e ai dirigenti granata) che la squadra sarebbe stata da rifare anziché limitarsi a cambiare i terzini ma ora, per cercare di salvare il salvabile e evitare la retrocessione, serve una svolta anche sul piano tecnico: un nuovo allenatore che sappia scuotere e rivitalizzare la squadra. Dispiace per Giampaolo, ma i segnali arrivati dal campo non fanno presagire nulla di buono per il futuro. A meno che non ci sia un cambiamento.
pensiero su giampy: se ci racconti che stai cercando di togliere le scorie, di rendere tutti più propositivi e offensivi e poi in una partita da vincere assolutamente mandi in campo due terzini bloccati più l’innesto di meite, forse il problema delle scorie ce l’hai pure tu….maledetto l’equilibrio e chi… Leggi il resto »
Se prendi un disperato che non vuole più nessuno, si ricade nella solita minestra degli asserviti. Mi ripeto, due soli nomi in giro non corrispondono a questa solfa: Faggiano e D’Aversa. Il primo ha retto pochi mesi con preziosi, alter ego di cairo, il secondo quando ha capito che a… Leggi il resto »
Faggiano e D’Aversa sarebbero la migliore soluzione per noi.
Concordo che non si può più andare avanti così, ma il cambio va fatto in dirigenza prima che in panca. In panca abbiamo cambiato tanti e tanti allenatori ma il risultato è rimasto sempre lo stesso. Se chi ha preso gli allenatori, i DS i dirigenti e messo i (pochi)… Leggi il resto »