Giagnoni, l’uomo col colbacco: l’allenatore sardo, tra i grandissimi della storia granata, è scomparso nel 2018

Orfani da 7 anni di Gustavo Giagnoni, l’uomo del colbacco, colui che del Filadelfia diceva: “Io respiravo bene, pulito, soltanto quando ero al Fila”. Era la sintesi di un concetto molto più ampio, una supremazia cittadina che spesso fa rima con arroganza. “Sembrava che a Torino dovessero starci soltanto loro. Sembrava che fosse vietato anche solo esistere, lottare, sfidarli.

Sembrava che la Juve non dovesse avere rivali. Non solo dovevano vincere sempre loro, ma noi non si poteva nemmeno combattere. E invece a me piaceva dire: ‘Ci siamo anche noi del Toro, perché anche noi siamo forti’. E il Filadelfia era la mia casa”. E’ stato un grande allenatore, Giagnoni: ha guidato il Milan, la Roma ed il Bologna, ma la sua immedesimazione con il colore granata è stata da subito totale.

Giagnoni, il pugno a Causio diventato storia

Fino a quello scudetto scippato, fino a quel cazzotto sul grugno a Causio. Era il 9 dicembre 1973, la Juve vince il derby, il bianconero sfotte, dice cose che non doveva dire, e Giagnoni scatta: “Gli mollo un pugno, con tutta la rabbia che avevo in corpo”. Al martedì, quando è il momento di tornare ad allenare, teme la reazione della gente; quando arriva al Fila invece, c’è una folla enorme di tifosi ad aspettarlo: “Appena la gente mi vide, cominciò a inneggiare, a battermi le mani, a sollevarmi di peso. Tremila persone in tripudio per me e solo perché avevo steso uno juventino. Mi commossi”. Storia di Giagnoni, storie di Toro.

Gustavo Giagnoni
Gustavo Giagnoni
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ultimo aggiornamento: 07-08-2025