La squadra di Mihajlovic è quella con il maggior numero di stranieri da quando Cairo è presidente: esperienza internazionale per conquistare l’Europa

Dodici nazioni rappresentate: è un Torino dall’anima internazionale quello targato 2017-2018. E per la gestione Cairo è un piccolo record. Dall’Argentina di Burdisso, Ansaldi e Boyé alla Spagna di Berenguer e Falque; dalla Serbia di mister Mihajlovic, Ljajic e Milinkovic-Savic alla Nigeria di Obi e Sadiq passando per Francia (Niang), Brasile (Lyanco), Venezuela (Rincon), Uruguay (Ichazo), Svezia (Gustafson), Ghana (Acquah), Camerun (N’Koulou) e, ovviamente, Italia. Sono ben sedici gli stranieri attualmente presenti nella rosa granata: un primato da quando Cairo è alla guida del Toro. Quattro in più rispetto alla stagione passata, per effetto di un mercato che, su dieci operazioni in entrata, ha visto il solo Sirigu come unico acquisto azzurro. Con il portiere ex Paris Saint-Germain sono invece undici gli italiani in organico, considerati gli addii di Zappacosta, Benassi e Rossettini.

Se si confronta il dato con le stagioni passate, si evince come al secondo posto nella speciale classifica delle rose più internazionali vi sia il Torino del 2014-2015, quello della notte di Bilbao e del derby vinto dopo vent’anni: ai nastri di partenza della stagione, erano quindici gli stranieri a disposizione di Giampiero Ventura. Uno in meno nella stagione successiva, quando in sede di calciomercato si preferì investire su giovani italiani in rampa di lancio: fu l’estate degli arrivi di Zappacosta, Baselli e Belotti, per intenderci. Due picchi negativi si riscontrano, invece, nel biennio 2008-2010. Solo quattro stranieri in organico (sempre considerando il dato alla chiusura del calciomercato estivo) tanto nella stagione della retrocessione quanto in quella successiva, con Colantuono al timone. Da lì in poi la crescita è stata costante, fino all’exploit del Torino 2017-2018. Molte bandiere diverse, ma un unico obiettivo da centrare: quell’Europa promessa da Mihajlovic ai suoi tifosi. La parola, dopo la sosta per le nazionali, passerà davvero al campo.


33 Commenti
più nuovi
più vecchi
Inline Feedbacks
View all comments
Mikechannon
Mikechannon
7 anni fa

I campioni nascono nelle favelas, nelle strade sterrate del sud america non nei centri giovanili, campi estivi a courmayeur ..

Lovi
7 anni fa

un presidente straniero a quando?

Sergio (Plasticone69)
Reply to  Lovi

Un bell’esempio contro il razzismo…magari kenyota…

Lovi
7 anni fa

Sarà vero, dopo Urbano avere al Toro un papa nero, non me par vero
Un papa nero ch’el vol portare il Toro al tricolor, perché el ‘se nero de color

TifosoModerato
TifosoModerato
7 anni fa

Io nello sport sono estremamente nazionalista; per quanto sia anacronistico e irrealizzabile, vorrei squadre totalmente italiane; ancora meglio se con giocatori del vivaio. Soprattutto non sopporto la buffonata delle nazionalizzazioni farlocche, tanto piu’ nelle squadre nazionali. Sono abituato a gruppi di lavoro estremamente internazionali e ne conosco i vantaggi, dato… Leggi il resto »

Massimo 1963 (lamaratona2.0)
Reply to  TifosoModerato

Concordo.

Distinti70
7 anni fa

Io abolirei gli stati nazionali, invece.

Roberto (RDS 63)
7 anni fa
Reply to  TifosoModerato

Si solo giocatori torinesi, magari tutti nati in Piazza S.Carlo…..???

Blocco del traffico a Torino, Mihajlovic predisse: “Sempre quando giochiamo in casa noi”

Cairo: “Questo Toro è uno dei più forti degli ultimi 20/30 anni”