L’inchiesta, Parte II  / Il presidente della Figc, il giornalista che fece esplodere lo scandalo, il giocatore della Juve presunto “corrotto” e il ruolo del dirigente granata Nani

Riproponiamo l’inchiesta sul primo scudetto al Filadelfia, quello del 1926-1927: a pochi mesi dall’inaugurazione dell’impianto, il Torino vinse anche il campionato ma come noto quel tricolore, qualche tempo dopo, fu revocato alla società di Enrico Marone Cinzano. I fatti, almeno ufficialmente, sono noti a tutti, ma la vicenda a novant’anni di distanza ha ancora dei contorni oscuri. Fatti, personaggi, ricostruzioni: la nostra inchiesta approfondirà quanto accaduto in quella stagione e nei mesi successivi, chiarendo perché la vicenda che ha come protagonista quello scudetto ha bisogno di essere riportata alla luce.

Prima di addentrarci con maggior precisione nella vicenda che è costata al Torino la revoca del suo primo scudetto vinto, per comprendere meglio il quadro d’insieme è il caso di presentare innanzitutto i vari protagonisti dello scandalo, spiegare chi erano e cosa facevano nel 1927. Il più celebre è senza dubbio Lugi Allemandi (nella foto di copertina): 23 anni e mezzo, terzino di belle speranze della Juventus (tra i suoi compagni di squadra c’erano anche Virginio Rosetta, Pietro Pastore e Federico Munerati) con già alle spalle l’esordio in Nazionale. Al club bianconero era arrivato nel 1925, dal Legnano, ma non era mai riuscito a integrarsi pienamente in quella squadra, per questo motivo sperava di poter cambiare casacca. Nel 1927 né lui, né i suoi famigliari, risultano iscritti al Partito Nazionale Fascista: il padre Cesare, inoltre, era stato sindaco liberale di San Damiano Macra, un comune in provincia di Cuneo che ha dato i natali al calciatore. Ufficialmente Luigi Allemandi è il calciatore della Juventus che è stato corrotto per il derby del 5 giugno.

Scudetto del 1927, il ruolo di Guido Nani

Se Luigi Allemandi è ufficialmente il corrotto (vedremo più avanti che molto probabilmente non è così), il corruttore è Guido Nani, un dirigente di secondo piano del Torino ma amico del presidente granata Enrico Marone Cinzano: i due dividono anche un ufficio in centro città. Nani, per sua stessa ammissione, prima del fatidico derby del 5 giugno ha consegnato a quello che è possibile definire un “intermediario”, Francesco Gaudioso (di cui si parlerà a breve), 25.000 lire da girare a qualche giocatore della Juventus per facilitare la vittoria del Torino. Altre 10.000 lire le avrebbe consegnate nel caso quella vittoria sarebbe risultata decisiva per lo scudetto.

In realtà Nani quei soldi non li ha: di tasca sua mette 5.000 lire, le altre 20.000 della prima tranche se le fa dare dal vicepresidente granata Eugenio Vogliotti, senza però spiegare esattamente a cosa servissero. Il mancato pagamento delle restanti 10.000 lire fecero andare su tutte le furie Francesco Gaudioso. Quest’ultimo è uno studente di ingegneria al politecnico di Torino, è nato a Francofonte (in provincia di Siracusa) e si è trasferito in Piemonte proprio per studiare. Alloggia in una pensione in piazzetta Madonna degli Angeli, la stessa nella quale abita anche Allemandi.

Torino, lo scudetto del 1927: il litigio mai avvenuto

Dopo non aver ricevuto le 10.000 lire dell’accordo stretto con Nani, inizierà a raccontare la vicenda ad un altro ospite della struttura: il giornalista Renato Ferminelli, che scrive per la rivista milanese Lo Sport ed è il corrispondente de Il Tifone. È falsa la notizia che Ferminelli avrebbe udito dalla sua camera un litigio tra Allemandi e Nani, litigio che tra l’altro non sembra mai essere avvenuto. Ferminelli a inizio campionato 1926/1927 aveva avuto uno screzio con il Torino, in quanto non gli fu concesso l’accredito stagionale per le partite al Filadelfia.

Dalla società granata si giustificarono spiegando che era semplicemente un equivoco, preparando l’accredito stampa e invitando Ferminelli a ritirarlo in sede. Il giornalista però non ne volle sapere e chiese che gli fosse spedito in redazione come avvenuto con tutti gli altri suoi colleghi: a quel punto anche il Torino si imputò e il pass rimase nella sede della società. Per tutta la stagione Ferminelli nei suoi articoli non perse l’occasione per parlare male del Torino e, nell’estate del 1927, non perse l’occasione nemmeno di pubblicare lo scoop legato al caso di corruzione, dando poi il via all’inchiesta che ne seguì.

Arpinati, il presidente FIGC

Inchiesta che fu portata avanti da Leandro Arpinati (nella foto in basso), il presidente della FIGC. Nato a Civitella di Romagna, Arpinati fondò il secondo fascio di combattimento di Bologna. Negli anni ’20 era conosciuto per essere uno dei più feroci picchiatori squadristi e per questo fu anche arrestato varie volte. Non partecipò alla marcia su Roma del 1922 ma godeva comunque della massima stima di Benito Mussolini, che lo paragonò anche alla Decima Legio (la legione fedelissima a Giulio Cesare).

Leandro Arpinati scudetto revocato Oltre che essere il maggiore azionista del Resto del Carlino (per concessione della famiglia Agnelli) e il proprietario del Corriere dello Sport, rinominato Il Littoriale, era anche un noto tifoso del Bologna (ma non ha mai avuto incarichi nella società come erroneamente riportato da alcune fonti). Nel 1926 divenne podestà proprio della città felsinea oltre che vice segretario nazionale del PNF e presidente della FIGC. Come primo atto trasferì la sede di questa da Torino a Bologna. In quegli anni Arpinati era un uomo potentissimo, era il Duce del calcio.

PARTE I L’inchiesta / Torino, lo scudetto revocato del 1927: cosa è ufficialmente accaduto


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Giankjc (più Toro e meno guinzagli&collari)

Sarebbe piacevole leggere le gesta di quella squadra. A 90 anni da questo episodio, pieno di “se” e di “molto probabilmente”, mi pare che interessi a pochi la vicenda. Decisamente più “formativo” è capire da dove veniamo. Fate vobis, basta prendere atto di zero commenti sul tema tra ieri e… Leggi il resto »

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