La rubrica di Mario Giordano / Proviamo a guardare il presente e il futuro con un cuore più lieve e un sorriso. Negatività attira negatività
Va bene, lo dico prima io così vi evito lo sforzo dei commenti: sono venduto, cairota, servo del potere, accontentista, miserabile, vergognoso, stridulo, insopportabile, odioso, sono tutto quello che volete e ancora di più. Sono il peggio del peggio, un soggetto meritevole soltanto dei vostri insulti che aspetto copiosi, un essere da cancellare, indegno di parlare e forse anche di tifare. Però, grazie al cielo, non sono uno juventino. Tifo Toro da 53 anni e sette mesi, da quando ho fatto il primo vagito nella culla, penso che i miei primi pianti fossero già granata, come il cuore del mio papà, cresciuto a pane e Filadelfia, che mi cullava con la filastrocca più bella che c’è: Bacigalupo, Ballarin, Maroso…
Ed è pensando a lui, ai nostri vecchi, alla nostra fede intramontabile, alla loro passione che ci hanno trasfuso nel sangue, che oggi ho deciso, con sprezzo del pericolo, di espormi ai vostri strali e di riprendere la rubrica sospesa da un po’. Perché, cari fratelli di virus granata (sì, fratelli: anche voi che mi insulterete, anche voi che mi odiate, anche voi che non mi sopportate, c’è qualcosa di più grande e di più forte che ci lega, che va oltre quello che noi siamo e che pensiamo, oltre anche la nostra volontà) sento forte l’urgenza di dirvi: smettiamola di piangerci addosso. Proviamo a guardare il presente e il futuro con un cuore più lieve e un sorriso. Chissà che non ci torni indietro un po’ di serenità.
Lo so: se ci confrontiamo con i nostri sogni e con i nostri miti mai nulla sarà all’altezza. E un po’ di sano spirito di critica è sacrosanto, ci mancherebbe. Ma ormai ho l’impressione che il nostro spirito di critica si stia trasformando in masochismo. Oggi leggevo su un giornale l’esaltazione dell’Atalanta, e si diceva che dobbiamo imparare da loro. Vi sembrerò strano, insultatemi pure, ma io non voglio imparare dall’Atalanta. Io sono del Toro. Orgogliosamente, felicemente, allegramente del Toro, perché essere del Toro è, insieme ai miei figli, la cosa più bella che mi sia capitata nella vita. E non sono diventato del Toro perché mi hanno raccontato che era tutto bello, facile, ricco, vincente. Sono diventato del Toro perché è una cosa meravigliosa. E resta una cosa meravigliosa. Persin più che essere dell’Atalanta.
Ecco: scusatemi, ma a volte ho l’impressione che ci dimentichiamo di quanto sia bello essere del Toro. Lo so anch’io che a tutti noi piacerebbero cose diverse. Ci piacerebbe vincere la Champions o almeno il campionato. Ci piacerebbe giocare come il Barcellona di Messi quando è in forma. Ci piacerebbe il Filadelfia tornare a splendere come un tempo. Ci piacerebbe il calcio di una volta, undici Primavera che esordiscono in prima squadra e diventano campioni, magari Valentino che torna a uscire dal sottopassaggio come faceva un dì. Anch’io sogno. E anch’io mi rendo conto di quanto sia distante la realtà dai miei sogni, e perciò mi arrabbio, tanto, tantissimo, anche solo per una sostituzione sbagliata, mi viene mal di stomaco a vedere certi errori e a subire certe scelte. Ma vorrei che tutto ciò si trasformasse in passione, energia positiva, slancio, entusiasmo. Invece vedo, sempre più spesso, attorno a me, fra i fratelli di virus, sui siti, nei commenti, sui social, un’overdose di pura negatività.
Mi sembra che essere tifosi del Toro sia diventato un esercizio di martellamento dei coglioni, propri e altrui. Un progressivo e malmostoso ripiegamento su noi stessi che ci fa perdere anche quel poco o tanto di buono che riusciamo a fare. E, soprattutto, che rischia di spegnere per sempre quella fiammella granata che i nostri padri e i nostri nonni hanno tenuto accesa in periodi anche più duri e più tosti di quelli che stiamo vivendo. Vi sembrerà strano ma è così. Negatività attira negatività, mi ha scritto un fratello di virus che era allo stadio a Verona e sorrideva, nonostante tutto, dopo il 3 a 3. La penso come lui. Anche perché sarà uno dei pochi, oggi, a non insultarmi.
Giordano, Gramellini, Chiambretti: anche dal novero dei cosiddetti tifosi vip emerge il nulla cosmico in cui siamo sprofondati. Pensassero al modo di fare milioni in qualità di nani e ballerine del sistema mafioso e juventino invece di pontificare del nulla. Non ci mancheranno
Si preoccupi di scrivere pezzi sulla fantomatica mafia nigeriana con sallysti e lo psichiatra- prete. Ma per favore non scriva più di calcio
ecco non piangiamoci addosso…co g l io ne