Penna granata in trasferta / Di programmazione, progetti e obiettivi si sente parlare da tre lustri, ma concretamente non sono mai stati temi chiariti ai tifosi.
E’ iniziata l’era Vagnati. Possiamo dire che non si ha memoria di un direttore sportivo insediatosi in un finale di stagione ancora in corso, dove si vive ancora nell’incertezza se il Toro sarà l’anno prossimo ancora nella massima serie o meno. Bene ha fatto il nuovo direttore sportivo a stoppare le voci di mercato e dare pubblicamente fiducia a Moreno Longo, lasciato come detto altre volte, colpevolmente solo. Come ha fatto bene a ricordare come dalla ripresa il Toro dovrà scendere in campo con il caschetto perché “Dobbiamo salvarci e non è scontato”. Oggettivamente possiamo affermare senza tema di smentita che il contesto in cui si è inserito Davide Vagnati è al momento complesso. Starà a lui districarsi in questo percorso complicato.
L’ex direttore sportivo della Spal in fase di presentazione ha detto “Credo nella programmazione”. Affermazione che piace a me e a tutti i tifosi del Toro. Purtroppo però di programmazione, progetti e obiettivi da raggiungere se ne sente parlare da tre lustri, ma concretamente non sono mai stati temi chiariti ai tifosi. Ad esempio è capitato che gli obiettivi venissero dichiarati e smentiti nel corso della stessa stagione. Ricordiamo tutti infatti quando il presidente Urbano Cairo nel 2018 scaricò la responsabilità sull’obiettivo europeo su Sinisa Mihajlovic, esonerato a gennaio per far posto a Mazzarri. Come a dire che non era un obiettivo suo, ma solo dell’allenatore. Dunque quale sarà l’obiettivo e quale la programmazione societaria per raggiungerlo? Ancora non si sa. Sicuramente Vagnati, nell’affermare di credere nella programmazione, lo dice in maniera convinta come qualunque persona dotata di sale in zucca. La speranza è che trovi realisticamente una sponda favorevole nella società.
La programmazione societaria purtroppo non c’è. Prova ne è le dichiarazioni di Massimo Bava e Davide Vagnati sulle puntualizzazioni delle loro aree di competenza. Una settimana fa descrivevo proprio il pericolo di questo dualismo, paragonandolo, pur se trattasi di ruoli diversi, a quello tra Petrachi e Foschi nel 2009 che ebbe l’epilogo con le dimissioni di Foschi. La direttrice Ivana Crocifisso, nell’editoriale di due giorni fa, auspica giustamente una fattiva collaborazione tra entrambi senza interferenze o sgarbi reciproci. Tuttavia che le cose andranno così non è scontato. Perché? Perché questo ribaltone societario non è stato programmato come alcuni si ostinano a credere. Piuttosto è stato ideato e portato avanti legittimamente dal presidente Urbano Cairo, senza però preoccuparsi prima di creare un terreno di lavoro che possa consentire ad entrambi di esprimersi al meglio. Altrimenti Vagnati non si sarebbe trovato nella condizione di dover precisare, riferendosi a Bava, “credo che se l’idea è fare il bene del Torino, possiamo fare un lavoro importante.” E’ chiaro che l’idea è di fare il bene del Toro, è per caso ipotizzabile il contrario? Se sì saremmo davvero alla frutta. Inoltre Bava è stato l’unico ad ammettere senza giri di parole che quella di quest’anno è stata un’annata fallimentare, prendendosi sicuramente le sue responsabilità, ma, tra le righe, condividendole anche con altri.
Su due concetti non sono d’accordo con il neo ds, ma questa è e resta una semplice divergenza di opinione. Il primo è quando afferma che “Le qualità del Toro sono maggiori delle altre in lotta per non retrocedere. Il Toro lo ha dimostrato nella scorsa stagione, ed è stato anche rinforzato“. Il Toro, purtroppo, non è stato rinforzato e sono sicuro che lo sappia anche lo stesso Vagnati. Il Toro in estate ha speso 3.5 milioni per i due prestiti di Verdi e Laxalt (oltre a Ujkani svincolato e Lyanco, già di proprietà del Toro, rientrato dal prestito a Bologna) e a gennaio ha dato via Falque, Bonifazi e Laxalt, ritrovandoci a giocare il finale di stagione con soli tre esterni di ruolo. Dov’è la rosa rinforzata rispetto alla passata stagione?
Il secondo punto sul quale dissento da Vagnati è in merito all’entusiasmo scemato. Lui afferma che “se non si rema dalla stessa parte allora non si potrà fare risultato”. E’ sicuramente un concetto condivisibile, purtroppo però chi è che non rema dalla stessa parte non sono i tifosi, ma a mio parere il presidente. Certo ora per salvarci occorre essere compatti, ma insisto a dire che i tifosi del Toro sono proprio quelli che tirano la carretta, al contrario di chi guida la società che ha logiche totalmente lontane da quelle del tifoso. Infatti non per nulla al presidente si critica lo scarso attaccamento ai colori granata. Sul fatto che Urbano Cairo la pensi in maniera diametralmente opposta dai tifosi è testimoniato dalle sue parole in fase di presentazione di Vagnati. Infatti con orgoglio e con una logica assurda per i tifosi, il presidente, parlando del lavoro che dovrà affrontare Davide Vagnati, ha dichiarato “Una cosa molto importante è riuscire ad ottenere dalla rosa che hai qualcosa di più di quello che ti può dare. E quindi secondo me non è tanto importante pensare a chi devi andare a prendere… poi lo faremo se e quando sarà il caso nelle occasioni giuste, ma la cosa veramente importante […] per un direttore sportivo, che vale più del 50% del suo lavoro, è la gestione della rosa che hai, la gestione del mister, l’aiuto al mister e la gestione dei calciatori, in modo tale che questi si sentano così bene da dare tutto quello che hanno e addirittura qualcosa di più”. Pur se questo pensiero, da un lato imprenditoriale, può avere un senso che comunque non condivido – come quei datori di lavoro che vogliono spremere al massimo i propri dipendenti – da un lato sportivo appare evidente come il presidente Cairo, qualora volesse raggiungere l’Europa, non lo farà mai con una rosa attrezzata a farlo, ma lo farà sempre con un organico incompiuto capace di fare miracoli (come accaduto nel girone di ritorno scorso). Considerata dunque la logica del presidente, mi vien da rivalutare l’operato di Mihajlovic e Mazzarri i quali, pur avendo avuto le loro colpe, si sono ritrovati per volontà della società a gestire rose inadatte al raggiungimento dell’Europa. Io personalmente riterrei normale fissare un obiettivo, attrezzarsi per raggiungerlo ed iniziare la stagione pronti al via. Poi quello che verrà di più sarà tanto di guadagnato, ma non sono io il presidente. Dunque se è questa la logica a guidare il management del Torino FC, e pur con un Vagnati pieno di buone intenzioni, possiamo realmente aspettarci che il Toro sotto la presidenza Cairo possa raggiungere risultati sportivi migliori rispetto a quelli degli ultimi 15 anni?
Quest anno è mancata una figura dirigenziale di peso,uno che quando era il momento doveva appendere al muro certi calciatori che invece di impegnarsi andavano a farfalle. In questi ambiti, se non si ha una guida solida e rispettata ,quasi sicuramente non si ottengono risultati.
più passa il tempo e più mi accordo di quanto tu abbia colto nel segno. potrebbe essere che Bava sia un grande nello scoprire talenti, ma in difficoltà nel gestire prime ballerine e ragazzi viziati. potrebbe essere una sua lacuna. umano, non essere perfetti e di questo potrebbe essersene reso… Leggi il resto »
Quello di cui non mi riesco a capacitare è la mancanza di abilità di Cairo nel creare una società calcistica vincente. È un imprenditore scaltro e abile,ma quando si tratta di fare un qualcosa in più per il Toro sembra abbia il freno a mano tirato
stavolta Chiarizia, a mio parere ha stirazzato la realtà troppo su certe conclusioni. a partire da quella “che bisogna ottenere il massimo dalla rosa disponibil”, frase che reputo persino banale dal quanto è ogica e giusta. lui ne ha tirato fuori “un modo per criticare cairo” su dichiarazioni fatte. poi… Leggi il resto »
inizia l’era Vagnati? ahahah no purtroppo continua L’Era Cairetto.
Per la cronaca Sig Chiarizia, non siamo alla frutta ma abbiamo già preso il pusacafè.