La rubrica di Vincenzo Chiarizia / L’opinione sul mancato (per ora) rinnovo di Belotti: “E’ lecito ma irrispettoso”
Il tifoso è l’essere umorale per eccellenza. Non riesce mai a valutare i fatti senza che i sentimenti lo condizionino, siano essi positivi o negativi. E dunque voglio fare una prova. Voglio provare ad analizzare i fatti privandomi delle emozioni che essi scaturiscono in me. Provate anche voi a casa se volete, come si dice nei quiz televisivi prima della striscia dei tg delle 20.00. Partiamo dal presidente. Urbano Cairo ha preso il Torino dopo il fallimento nel 2005, pagandolo quattro spiccioli. E’ riuscito a far conquistare la Serie A al primo anno di presidenza. Dopodiché, fino all’arrivo di Ventura, è stato un Toro imbarazzante. Quando Cairo ha finalmente delegato a Petrachi e Ventura, è partito un progetto che ci ha portato qualche piccola e minima soddisfazione, come la vittoria ai sedicesimi di Europa League in casa dell’Athletic Bilbao e un derby vinto su tanti persi seppur contro una Juventus in pantofole.
L’umore di Juric comincia a farsi cupo
Dopodiché sembrava si fosse fatto un salto in avanti con Mihajlovic, ma la sua parentesi è durata pochissimo. Con Mazzarri abbiamo realizzato l’inutile record di punti che non ha portato a nulla, visto anche l’addio di Petrachi che ha lasciato Cairo incapace di trovare un valido sostituto e di fare mercato per il preliminare di Europa League. Oggi ci ritroviamo, dopo due salvezze strappate con le unghie e con i denti, a vedere il presidente disattendere l’ennesima promessa. “Mai più stagioni così” diceva dopo il pareggio che ha significato l’aritmetica salvezza, eppure il mercato, alla voce arrivi, segna il solo nome di Pjaca con le accelerate su Pobega e Becao di ieri sera, ma l’umore di Juric resta piuttosto cupo.
Questo per quanto riguarda l’aspetto sportivo. Dal punto di vista della tutela dell’immagine del Toro e dei suoi simboli, possiamo riscontrare il nulla cosmico. Il centro per le giovanili del Robaldo, dopo anni, esiste solamente sulla carta. Il Filadelfia, che dovrebbe essere di proprietà, è in affitto e incompleto. Di uno stadio di proprietà non si è mai lontanamente parlato, la sede è un anonimo appartamento, il museo del Toro alberga in altri lidi. Il numero di tifosi scende di anno in anno e la squadra appare totalmente depressa. Di positivo si riscontra l’iniziativa legale per far restituire lo scudetto revocato nel ’27 al Toro che si spera possa presto ricucirsi sul petto dei Granata nonché l’aver portato Belotti a Torino, dopo aver giustamente ascoltato Ventura e Petrachi.
Parliamo ora del capitano. Andrea Belotti, da quando è giunto a Torino ha goduto della fiducia di Ventura, il quale è stato il primo a credere in lui. Da quando in quel Torino – Bologna si è sbloccato, Belotti non si è più fermato arrivando a segnare la bellezza di 105 gol, piazzandosi all’ottavo posto dei bomber con maglia Granata. In un anno potrebbe realisticamente arrivare a scavalcare Gabetto al quarto posto e, se rinnovasse, potrebbe addirittura arrivare a diventare il re dei capocannonieri di sempre del Torino. Oltre che per i gol, Belotti è un simbolo di rinascita perché ha fatto legare al Toro le nuove generazioni e un pochino anche le vecchie. In campo è un giocatore che non si risparmia mai e che spesso e volentieri ha risolto le partite da solo con gol oppure con assist magnifici. La trattativa per il rinnovo è in corso e, a quanto pare, prima è uscito fuori che il motivo del contendere sarebbe l’entità della clausola rescissoria (25 milioni la soglia richiesta dall’entourage di Belotti, 40 milioni quella auspicata del presidente) e poi che, per bocca di mister Juric, Belotti avrebbe comunicato allo tesso tecnico, già più di 15 giorni fa, la decisione di voler restare un altro anno in granata per poi decidere il suo futuro l’anno prossimo a bocce ferme.
Questi grosso modo sono i fatti nudi e crudi e riassunti in poche righe, scevre da sentimentalismi. Ora mettiamoci le emozioni. Il presidente fa dannare l’anima a me e credo ormai a gran parte dei tifosi Granata. Sta demolendo il Toro per come lo conosciamo e ne sta pestando i valori di lotta dura e senza paura contro chiunque, soprattutto contro gli avversari più forti. Siamo diventati una provinciale qualunque. I tifosi scappano dal Toro, forse perché il Toro non c’è più, c’è il Torino FC di Urbano Cairo.
Parlando di Belotti con i miei sentimenti dico che gli voglio un bene dell’anima. Mi sono avvicinato al Toro quando avevo 9 anni e vivendo a L’Aquila non era facile reggere l’urto con i miei compagni di scuola. Ero una mosca bianca, ma tenevo botta, perché c’era il Toro che teneva botta. Mi sono affezionato a Silenzi, a Rizzitelli, ad Angloma, a Ferrante, a Cerci e Immobile, ma con il Gallo è scoccato qualcosa che non saprei spiegare. Pochi giorni fa ho goduto rivedendo tutti i suoi 105 gol e tutte le sue esultanze. Dal canto mi è un giocatore che non scambierei con nessun altro e che vorrei vedere in Granata a vita.
Belotti? Auspico che, senza rinnovo, sia messo fuori rosa
Ma io tifo per il Toro, non per Urbano Cairo né tantomeno per Belotti. Da sempre auspico che Cairo d’emblée inizi ad utilizzare logiche opposte rispetto a quelle utilizzate sinora nel gestire il Toro, che cominci a gestire una società di calcio a dovere o che almeno si adoperi nel trovare qualcuno a cui cedere la società. Per fortuna nessuno può obbligare con la forza a fare una cosa che non vuole fare, tuttavia se Cairo se ne andasse dal Toro ci restituirebbe quantomeno quell’orgoglio granata che ormai sembra essere andato perduto. Al Gallo sarò sempre legato per le emozioni che mi ha fatto provare in questi anni e per avermi in parte riportato a gioire come un bambino anche se ora dovrei considerarmi un uomo a tutti gli effetti.
Resta sempre e comunque il fatto che io tifo per il Toro e che fortunatamente il reato di lesa maestà non esiste e la democrazia consente di poter valutare ciò che accade e farsi un’opinione. Dunque nonostante Cairo e l’agognato utopico auspicio di un presidente improvvisamente attento al mondo granata, guardando la situazione del rinnovo di Andrea Belotti resto amareggiato. Quello che sta facendo il nostro idolo, il nostro capitano, è lecito, ma mi spiace dirlo, è una caduta di stile che dal Gallo non mi sarei mai aspettato. Che Cairo se ne sia sempre fregato dei tifosi l’ho personalmente sempre creduto, ma che anche Belotti si comporti con noi non considerando il dolore che ci provoca, francamente non lo concepisco. Come non comprendo quei tifosi che sarebbero contenti di vedere il Gallo andar via a parametro zero, come se non fosse un danno anche per noi tifosi, proprio perché lui era quello sprazzo di Toro che noi ricerchiamo in chiunque vesta il granata.
Evirarsi per fare dispetto alla moglie, non mi sembra molto intelligente. Perché delle due l’una, o tutti tifiamo per la stessa squadra e allora non ha senso voler un danno per i propri colori, oppure questi tifosi odiano a tal punto il Torino FC che perdono tempo ad accanirsi sparando sulla Croce Rossa, quando farebbero meglio a dedicare le proprie energie a cercare di tutelare il vero Toro. E’ come gioire per il fallimento del Chievo (con tutto il rispetto per la società clivense) e non dedicarsi al Toro che è dentro di noi. Credo che in Italia non ci sia stato nessuno a gioire per le disgrazie di un club che non segue. E allora se il Torino FC non è più Toro (e sono d’accordo dal punto di vista dei valori) perché seguirlo, per goderne delle disgrazie, solo per andare contro al presidente? So che mi attirerò diverse critiche, ma siamo arrivati ad un punto che giudico personalmente di isteria folle. Se il Gallo sulla pelle dei tifosi del Toro vuole restare un anno nella stagione che, guarda caso, precede i mondiali, mi vien da pensare che forse voglia essere sicuro di militare in una società in cui gli sia garantita la titolarità. Insomma, sa che andando via oggi, potrebbe rischiare di non essere la prima scelta in altre compagini. Belotti non ha mostrato di avere coraggio nel chiedere la cessione ora. Non rinnovare lo trovo lecito, ma irrispettoso, sconveniente e deludente.
Se inoltre Belotti dovesse restare di questo avviso, auspicherei anche che, sempre in linea con la improbabile folgorazione sulla via di Damasco, il presidente, in accordo con l’allenatore, lo metta fuori rosa. Se io oggi fossi il presidente farei così perché non è compito mio tutelare gli interessi dei calciatori, ma quelli della società e della maglia che i giocatori sono tenuti ad onorare. Che senso avrebbe tenere un giocatore in rosa che da gennaio sarebbe libero di accordarsi con chi vuole? Tanto varrebbe non puntare sulle sue motivazioni, ma magari su quelle di Sanabria. Così alla fine il capitano, che vuole andarsene a parametro zero, rischierebbe di perdere anche il mondiale. Sono considerazioni che il giocatore dovrà fare, ma il club per il quale tifo voglio che torni Toro e se Belotti ha deciso di comportarsi in questo modo, peggio per lui. Ma non dovrebbe essergli consentito di utilizzare i nostri colori per i suoi scopi, perché, Cairo o non Cairo, la maglia è quella. Chissà cosa avrebbe fatto Ferrini, che giusto ieri avrebbe compiuto 82 anni, nei panni del Gallo. Io una mezza idea ce l’avrei…

Complimenti per l’articolo. Ottima analisi della situazione e deduzioni logiche. Ovviamente condivido in pieno anche le aspettative cosa che qui la maggior parte degli utenti non fará.
Io sto con il Gallo.
#CAIROVATTENE
Il senso è quello di mettersi un cartello sulle spalle con scritto “scontato al 90%” per il prossimo mercato invernale… Nella speranza che qualcuno si ricordi di lui e poter finalmente lasciare il Toro. Credo comunque che dovrá mettere anche qualche inserzione sui media perchè a queste condizioni il cartello… Leggi il resto »