Torna il consueto appuntamento settimanale con Vincenzo Chiarizia e la sua rubrica Penna granata in trasferta: “Salvezza a un passo, ma…”
Terminata la gara interna contro il Verona, l’aspetto positivo è che nonostante il quarto pareggio stagionale tra le mura amiche (al Grande Torino i granata sono usciti vincitori solo 7 volte su 18 incontri), i ragazzi di Longo mantengono un vantaggio cospicuo sulla terzultima di ben 6 punti. Il prossimo turno il Lecce, terzultimo, giocherà a Bologna alle 17.15, mentre il Torino andrà a Ferrara ospite di una Spal già retrocessa e reduce dal cappotto tennistico casalingo subito contro la Roma. Dunque quando il Toro scenderà in campo allo Stadio Mazza alle 19:30, già saprà se gli basterà un pareggio o meno, questo grazie ai contorti calendari televisivi che la Lega ha partorito in barba alla regolarità dei campionati.
“Guai abbassare la guardia”
Possiamo dunque dire che sia quasi fatta? Sì, ma guai ad abbassare la guardia. Domenica i granata dovranno scendere in campo con la voglia di vincere perché giocare per il pareggio porterebbe probabilmente ad una sconfitta, soprattutto considerando la forza del Toro di oggi. Dopo il nulla di Firenze, contro il Verona c’è stato un primo tempo scialbo, mentre
nella seconda frazione, c’è stato prima lo schiaffone del rigore di Borini e, solo allora, i granata hanno giocato meglio e hanno rischiato anche di ribaltare il risultato con Belotti che dopo la traversa di Milano contro l’Inter, ha colpito un altro legno clamoroso in zona Cesarini contro gli scaligeri.
“Il Toro è diventato una provinciale qualunque”
Da lunedì si spera di avere la salvezza in tasca e da lì sarà necessario stabilire le responsabilità di questa stagione che, a tutti gli effetti, può considerarsi un vero scempio. Il Toro ad oggi è una squadra totalmente indifendibile per il rendimento, ma soprattutto è un club ridimensionato nelle caratteristiche e nei valori che hanno sempre contraddistinto i granata. Anche ai tempi di Calleri o Cimminelli, il Toro era anche più debole di quello attuale, ma si aveva comunque la sensazione che il Toro contro ogni pronostico potesse sovvertire risultati o comunque compiere imprese sportive. Inoltre la tifoseria era rispettata dalle altre. Negli ultimi 15 anni il Toro è diventato una provinciale qualunque, dal tifo ormai incapace di far sentire la propria voce. Ricordo ancora la civilissima protesta dei tifosi granata nei confronti di Urbano Cairo “Nero ed oro, finché non vendi il Toro”, una manifestazione di dissenso di notevole impatto visto anche il contrasto cromatico che si aveva allo stadio.
Oggi invece il tifo è sfilacciato o, come scrivevo una settimana fa, sfinito. E’ normale che il primo responsabile sia il presidente. Mi sono anche stancato di ripeterlo, ma è una questione dalla quale non si può scappare. Il presidente Urbano Cairo se ha ancora un po’ di dignità e un po’ di amor proprio per la propria immagine, deve mettere in vendita la società, dando mandato ad istituti come Goldman Sachs di trovare investitori. Lui deve andare via, perché le sue scelte hanno generato una slavina che, man mano che scende verso terra, devasta sempre di più ogni cosa e miete vittime (ossia allontana i tifosi). Il non mercato estivo è una grave colpa alla quale il presidente non può esimersi dall’assumersi le proprie responsabilità. Ricordo che ad eliminazione dall’Europa League avvenuta, gli investimenti sul mercato sono stati di soli 3,5 milioni per i
prestiti di Verdi e Laxalt i quali dovevano essere riscattati a giugno. Laxalt è stato rispedito al mittente, mentre il tesoretto per il riscatto di Verdi è già pronto grazie al non mercato di gennaio. Infatti tra il riscatto spallino per Bonifazi e i risparmi sugli ingaggi di Falque, Laxalt, Parigini e lo stesso Bonifazi, le casse granata beneficeranno di un gruzzolo di circa 16 milioni. A questi aggiungiamoci qualche cessione eccellente ed ecco che il riscatto di Verdi sarà indolore. Dunque il presidente ha mostrato di voler investire assai poco sulla rosa e per nulla
sugli asset che potrebbero generare ricavi al Toro come stadio di proprietà o il completamento del Filadelfia, o il Robaldo. Che senso ha, sportivamente parlando, avere un presidente come Cairo disinteressato alla crescita del club?
“Longo non ha colpe”
Passando alla guida tecnica, Moreno Longo ha delle fissazioni tattiche come Belotti esterno sinistro che francamente fatico a digerire, tuttavia insisto nel dire che per questo finale di stagione il mister non abbia colpe. Se fosse arrivato a gennaio e avesse avuto modo di chiedere le pedine per il suo modo di giocare e la società gliel’avesse prese, allora tirerei anche il tecnico di Grugliasco sul banco degli imputati, ma in questo caso, onestamente, non me la sento. Giocare la ripresa di questo campionato post lockdown, con la rosa ristretta, con una gara ogni tre giorni, spesso con i tempi di recupero inferiori rispetto agli avversari, è davvero complicato. Se a lamentarsi è Antonio Conte che dispone di una rosa ampia, vuol dire che per Longo il problema è decisamente più evidente. Ad esempio domenica dovranno rigiocare per forza Aina e Ansaldi sugli esterni visto il ko di De Silvestri e l’assenza di alternative all’altezza.
Ai giocatori è giusto dare la loro fetta di responsabilità. Nkoulou e Izzo su tutti probabilmente partiranno, ma visto il loro rendimento di questa stagione, forse non sarà questa gran perdita. Altri giocatori impresentabili sarà difficile piazzarli. Altri ancora, come Belotti e Sirigu, sarà invece difficile trattenerli. Sarebbe anche ingiusto per loro soprattutto se le cose dovessero restare così. Per quale ragione Belotti e Sirigu dovrebbero continuare a sacrificare la loro carriera solo per vestire una gloriosa (ma svilita dalla società) casacca, per giocare senza ambizioni e senza stimoli? Loro meriterebbero una società che ambisca seriamente a competere per la vittoria di una Coppa Italia, a lottare per un piazzamento europeo, a dare l’anima per tornare a vincere i derby, anche partendo da
sfavoriti.
Tutti sono rimpiazzabili, giocatori, allenatori e dirigenti, ma se chi tira le fila resta al suo posto, il Toro non uscirà mai dalla mediocrità. Quando cambierà chi detta le linee guida, allora potremo tornare a ricompattarci e a sognare un nuovo futuro. Forse però noi tifosi dobbiamo svegliarci e tornare a pensare al bene e alla crescita della nostra squadra. Sarebbe importante agire, magari rispolverando i vessilli oro e nero per chiedere
una presidenza attenta ai valori e alle esigenze del Toro. Abbiamo la forza di farlo?

per me…il Toro con la T maiuscola…è stato..è…e resterà rigorosamente…Granata!
Viva viva viva l’ape Maia….
Nel tuo caso Peppa Pig
Spero fallisca lui e i suoi 4 straccioni al seguito che hanno vilipeso e cancellato il Toro.
La bottiglia è in fresco Gian.
Ogni promessa è debito ! 😉
Ciao
I seggiolini li facciamo portare al giullare.