Il Torino di Cairo deve fare i conti con le ricadute economiche di una stagione sottotono: Belotti, Niang e Barreca i casi più evidenti
Gli effetti collaterali di una stagione senza obiettivi potrebbero non ricadere solo sull’orgoglio di una piazza delusa. Il Torino, infatti, rischia di ritrovarsi declassato anche dal punto di vista economico. E non si parla del fallimento quasi certo dell’obiettivo Europa League – che dal canto suo non porterebbe introiti mirabolanti. Bensì del patrimonio societario più importante del club di Urbano Cairo: la rosa. Non sono pochi i giocatori che un passo indietro, nel corso di questa annata travagliata, lo hanno fatto rispetto al passato. Il caso più eclatante è quello di Andrea Belotti. Nel contratto del Gallo è rimasta intatta la maxi-clausola da 100 milioni. Un valore che, dopo una stagione falcidiata da infortuni e cattiva sorte, non può che essersi ridimensionato. A quanto? A 57 milioni stando alle stime del CIES (osservatorio del calcio) o a 40 milioni secondo transfermarkt. Cifre che, ovviamente, andrebbero confrontate con le reali valutazioni dei singoli operatori di mercato – che difficilmente sarebbero disposti ad investire cifre simili – ma che danno conto del ridimensionamento dopo l’exploit della scorsa stagione.
Non solo Belotti: Niang non ingrana nel Torino, Ljajic “salvato” dallo Spartak
Ma il Gallo non è l’unico a patire gli effetti della deludente stagione granata. Ad emergere è anche la situazione di Niang. L’attaccante è arrivato al Torino in prestito con obbligo di riscatto, per un’operazione che in totale costerà 17 milioni al club di Cairo (2 milioni per il prestito, 15 per l’acquisto). Dopo quattro reti in 28 presenze e una serie di prestazioni opache, però, la cifra pattuita nello scorso calciomercato sembra ora eccessiva. Discorso parzialmente diverso per Adem Ljajic. Se è vero che, soprattutto dopo le ultime panchine con Mazzarri, il valore di mercato del serbo appare decisamente contratto rispetto all’estate scorsa, è comunque da registrare la concretezza della proposta dello Spartak Mosca, fatta pervenire sul finire di gennaio e poi rifiutata dal club di Cairo: una cifra tra i 9 e i 10 milioni di euro, ovvero superiore a quella sborsata dal Torino per acquistarlo dalla Roma (8,5 milioni). Nei fatti, dunque, il cartellino di Ljajic non sembra svalutato. O almeno non lo era fino a qualche mese fa.
Le controtendenze Falque e Obi e la delusione di Barreca
In controtendenza sembrano i casi Falque e Obi (e Nkoulou, ma il camerunense non è di proprietà del Torino che gode solo del diritto di riscatto a 3,5 milioni). Lo spagnolo si è confermato ad altissimi livelli, imponendosi a capocannoniere dei granata, mentre il nigeriano si è rimesso in mostra dopo numerose stagioni gettate al vento causa infortuni. Proprio gli stop fisici, invece, hanno condizionato pesantemente la stagione di Barreca, rientrato solo di recente dopo una pubalgia fastidiosa. I 13 milioni offerti in estate dalla Roma sembrano davvero lontani, ma in questo caso a pesare è stata soprattutto la sfortuna. Sulle spalle del Torino, invece, pesano tutti i danni di una stagione di delusioni. Servirà un’inversione di tendenza più che decisa per non rischiare che la flessione esca fuori dai confini del rettangolo verde.
In realtà nel complesso la rosa rappresenta ancora plusvalenze notevoli: 20 milioni almeno solo con Sirigu e N’koulu. A cui aggiungere Barreca, passato comunque da 1 a 4, Belotti da 7,5 a 15-20.
Cairo casca ancora in piedi.
siamo a posto il mister chiude il fila noi dobbiamo chiudere la stadio e non lasciare entrare nessuno dei tifosi granata che lo faccia mazzarri il tifo insieme a comi e alla società blindare la stadio con barricate contro il crotone
Ma se arrivare 12 esimi fa perdere valore ali giocatori e se Cairo vuole solo massimizzare i suoi guadagni, perché pianificare di arrivare 12 esimo come si sostiene qui se questo significa perdere soldi?
Pianificarlo è un’esagerazione. Ma se vogliamo arrivare in Europa, dobbiamo necessariamente cambiare passo. Cairo non è mai stato un imprenditore d’assalto, prudenza è la parola d’ordine. A torto o a ragione, affari suoi. Ma con questo modus operandi non ci arriveremo mai perché il calcio italiano è basato su un… Leggi il resto »