Mazzarri prova un modulo diverso nel suo Torino e vince, ma non è quello di partenza. Baselli trequartista non convince, a differenza di Ljajic. Il Toro si sta trasformando

Il nuovo modulo di Mazzarri per il Torino? “In fase embrionale”, dice l’allenatore in conferenza stampa. Ma, di sicuro, qualche novità l’ha portata, e forse qualche equilibrio in più. Uno squarcio di sole, di fatto, in mezzo alle dense nubi che si stagliavano minacciose sopra la testa di Belotti e compagni da qualche settimana a questa parte. Da quando, cioè, le sconfitte diventavano da una, a due, a tre, a quattro. Occorreva cambiare. Fare qualcosa che Mihajlovic non aveva voluto fare. Se no l’esonero a che sarebbe servito? Ma per andare avanti, occorre tornare indietro. Almeno così è sembrato in casa granata e per due ragioni ben specifiche: un ritorno a uno schema di venturiana memoria da un lato; l’impiego di un giocatore che era stato messo, con elusive spiegazioni, ai margini. Così Mazzarri ha ribaltato il Torino. Come un calzino. E ha vinto: che è la cosa che più conta. Ma ora, come proseguire? Era nell’aria il passaggio alla difesa a tre. Mazzarri aveva già proposto un cambio modulo a gara in corso per il suo Torino, ma questa volta, sfruttando la sosta per le nazionali, ha provato a osare di più.

Mazzarri, modulo Torino: 3-5-2 nì, 3-4-1-2 sì

Il cambiamento radicale è stato dall’inizio, sconfessando un credo tattico di Mihajlovic (“la mia difesa sarà sempre a quattro”, disse il tecnico serbo nel giorno della sua presentazione) che pur a Mazzarri non dispiace. Ma, effettivamente, era necessario cambiare. Solo che nel primo tempo di Cagliari-Torino la squadra è sembrata lenta, impacciata. Impaurita, a dire il vero: mancava quel mordente necessario per poter fare davvero bene, nonostante il modulo utilizzato sia attualmente molto comune in Serie A e, in particolare, molto conosciuto a Torino. Giampiero Ventura, d’altra parte, ci ha costruito le sue fortune, passando dal 4-2-4 al 3-5-2 nell’anno di Cerci e Immobile, con ottimi risultati. Un ragionamento simile ha provato a proporre anche Mazzarri, con la differenza che a Falque, rispetto all’ex numero 11, spettava il compito di giocare molto più vicino a Belotti. I risultati non si sono visti, e infatti il passaggio al modulo con il trequartista, affidandosi a Ljajic, è sembrato dare ottime garanzie. Da riproporre per il futuro.

Conferenza stampa Mazzarri: “Il nuovo modulo del Torino? Non è detto che sarà sempre così”

E il secondo tempo, in effetti, a Mazzarri è piaciuto. Anche con Ljajic in campo, anche con una squadra più votata all’attacco. “In realtà, a inizio gara anche Baselli aveva giocato in quella posizione” ha sottolineato l’allenatore del Toro. Solo che i risultati sono stati meno soddisfacenti. C’è la sensazione che, con la difesa a tre (che poi risulta spesso essere a cinque), il Toro riesca a gestire meglio la qualità che sulla carta abbonda lì davanti. “È necessario restare sempre compatti, però; giocare tutti per la squadra” ha ammonito Mazzarri, che è stato anche molto chiaro su un altro punto; Belotti, Ljajic, Niang e Falque, tutti insieme, difficilmente giocheranno. “O si corre avanti e indietro, o non si raggiunge l’equilibrio” l’affermazione chiara e lapidaria. 4-2-3-1 abbandonato per sempre, quindi. Come il 4-3-3? Per quello, lo spiraglio è ancora aperto: è un modulo che piace, ma che richiede un lavoro diverso da parte del reparto offensivo. Un lavoro che a oggi sembra possa essere compiuto con efficacia solo da Belotti e Falque, non da altri. E allora avanti con il 3-4-1-2: con quello, qualcosa si è visto. Una base di partenza per l’anno prossimo, ma anche per quest’anno. Che non può e non deve essere considerato come periodo di transizione per un futuro tutto da costruire.


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Granata76
Granata76
4 anni fa

Ljaijc non può stare in panca,dovrebbe essere evidente.

Cup
Cup
4 anni fa

Il modulo deve essere in simbiosi con i giocatori e non è vero che può funzionare al di là di chi siano gli interpreti, a meno che hai un collettivo stratosferico. Non so come si possa pensare di tenere i 5 validi (Ljaijc, N’Koulou, Sirigu, Belotti e Falque), senza Europa… Leggi il resto »

Cup
Cup
4 anni fa
Reply to  Cup

Col senno di poi, pensare che saremmo andati in Europa con De Silvestri, Molinaro, Acquah, Valdifiori, Baselli, Berenguer, Gustavson e Sadiq (mi astengo su Niang), era pura follia nella quale l’alchimista Cairo ci ha pure fatto credere. Se siamo stati così ciechi da vederci una squadra da 5° posto, meritiamo… Leggi il resto »

Gianni
Gianni
4 anni fa

Come sempre con Cairo i migliori saranno i primi ad essere in discussione, mentre gli scarsoni e i senatori difficilmente se ne andranno.
L’analisi perciò va fatta di partita in partita, senza farsi illusioni sul domani.

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