Una cronistoria di Marco Giampaolo al Torino attraverso le sue frasi celebri: dal 10 al mercato alla “melma” che non ha saputo eliminare
Si appresta a salutare dopo cinque mesi appena. Marco Giampaolo chiuderà con l’esonero la sua esperienza al Torino: fatale, il pari interno contro lo Spezia. Uno 0-0 che ha mostrato una squadra apatica, impaurita. Nonostante il vantaggio di un uomo. Le cause del mesto epilogo, a ripercorrere i giorni granata attraverso le parole dell’allenatore, stanno già nel prologo. Quel 19 agosto – giorno della presentazione alla stampa – Giampaolo, abbronzato e incravattato, già porta a galla due delle crepe che settimane e settimane dopo avrebbero condotto alla rottura “Il Toro viene da una tradizione diversa rispetto al mio modo di pensare”, dichiara subito il tecnico di Giulianova. L’abitudine al 3-5-2 che fu di Mazzarri e Longo, la distruzione (e non la costruzione) come mantra: il vulnus tattico e di mentalità era già qui. Poi il tempo, “primo alleato o primo nemico”, dice: gli sarà solo avverso, e già allora lo teme.
Giampaolo e quel “dieci” al mercato del Torino
A Firenze inizia, male, il campionato. “Questa squadra va ricostruita nell’autostima“, afferma Giampaolo alla fine. Il suo 4-3-1-2 non trova, in campo, risposte convincenti dai calciatori. Ma si è appena all’inizio. E lui non ha alcuna intenzione di fare un passo di lato per dare un nuovo volto al suo progetto: “Il modo di giocare non lo cambiamo”, dice dopo la seconda sconfitta consecutiva, contro l’Atalanta.
Prima del Cagliari, pronuncia la frase che più di altre gli sarà rimproverata dai tifosi, commentando gli acquisti estivi di Cairo e Vagnati, evidentemente lacunosi in alcuni ruoli chiave (regista, trequartista e seconda punta): “Il club ha fatto il massimo di quello che si poteva fare, il mercato non fila sempre liscio come si vorrebbe. E nel momento in cui chiude io sono soddisfatto dieci, perché sono sempre contento dei giocatori che alleno”.
Sassuolo e Lazio, il Toro c’è ma non fa punti
Tra le partite contro Sassuolo e Lazio, succede qualcosa. Il Toro si esprime bene in entrambe, partendo con il 4-3-1-2 e scivolando nel finale verso il 3-5-2. A Reggio Emilia, Giampaolo si sconfessa sorridendo: “Ho usato la difesa a tre per la prima volta in carriera. In futuro vi ricorrerò sempre meno perché non so prendere scorciatoie“. I granata perdono cinque punti in rimonta. Dopo la sfida interna contro i biancocelesti, l’allenatore sbotta: “I giocatori hanno la melma nella testa, siamo alla follia. Io mi auguro che la squadra sia avvelenata, che non dorma, che abbia voglia di spaccare il mondo“. E’ l’unico vero momento in cui il tecnico si scrolla da dosso l’immagine del pacato pensatore. Si sfoga. Non lo farà più.
La svolta all’indietro: Giampaolo abbraccia il 3-5-2
Il coronavirus lo costringe a stare lontano dal campo per due partite di Serie A (contro Inter e Sampdoria). A San Siro, il Torino parte per la prima volta col 3-5-2. Giampaolo non c’è: (in-)delicatezze del caso. Spiega la scelta prima del derby contro la Juventus, partita nella quale tornerà in panchina: “Dietro c’è stato un pensiero, perché questo modulo rispecchia alcune qualità della squadra”. E’ una scorciatoia, per usare le sue parole. Un modo per venire incontro a un organico di poco palleggio e tante paure.
Neanche il cambio tattico serve, però. La sconfitta contro l’Udinese lascia il Toro in piena zona retrocessione. Il tecnico tira le orecchie ai suoi, ma senza lasciarsi andare. Fotografa così la stagione condotta fino a quel punto: “Abbiamo sperperato e non ci siamo neanche divertiti sperperando”. L’idea estiva, ovvero cercare la qualità, è morta. Giampaolo si mette l’abito del pragmatico motivatore: “Bisogna avere fede: il Toro è al di sopra degli interessi di tutti”. Anche di quelli del suo allenatore, che cercava ben altro ma è stato costretto ad adattarsi.
La partita di Napoli, finita 1-1 con gol decisivo di Insigne nel recupero, è un’illusione: “Il Torino è molto più forte di questo. La mia fiducia sta nel fatto che la squadra è lì, è attaccata: ha giocato rispettando il suo allenatore“. Lo 0-3 di Parma, alla prima del 2021, è il prodromo di un nuovo periodo buio. In casa arriva il pari contro il Verona, in trasferta due k.o. al “Meazza” rossonero, uno in campionato e l’altro in Coppa Italia. Il vecchio Milan non infierisce su Giampaolo, dopo averlo esonerato nella scorsa stagione. Ci pensa il più modesto Spezia. Il Toro gioca la più brutta partita della sua gestione, ma il tecnico non sembra riconoscerlo: “Il Toro oggi si esprime meglio che ad inizio stagione”. Alla sera incassa la fiducia del club, al mattino Cairo sceglie di cacciarlo e chiamare Nicola.
Cosa si ricorderà della sua avventura al Torino?
Giampaolo non sarà ricordato né come il peggiore allenatore del Torino negli ultimi anni né come il principale colpevole di una stagione già ora compromessa. E’ stato figlio del tempo, incapace di rimediare al declino iniziato l’anno passato e troppo fragile per chiedere risposte a un club responsabile di scelte ampiamente condannate dai risultati. Il tecnico era partito guevarista – “Tutti i percorsi di rivoluzione sono fatti di sacrificio e sofferenze”, disse prima del Sassuolo – ma poi si è piegato di fronte ai difetti endemici della struttura Torino: le lacune di una rosa mediocre e gli investimenti mal calibrati della società. Il filosofo è diventato burocrate. Mero esecutore di un’idea che, piano piano, ha smesso di appartenergli.
Storia scritta fin dall’inizio. Non gli hanno dato regista e trequartista. Seconda punta di ripiego. Non avrebbe fatto grande strada. Alla fine provo persino empatia per lui. Non gli perdono solamente quel dieci in pagella al mer-dato che hanno fatto
Solo una conferma: allenatore poco carismatico (alias senza attributi) che in una situazione difficile (Longo e Asta lo han ripetuto sino alla nausea) è andato in confusione totale, chiedendo ai suoi un passaggio all indietro in più in una partita da giocare all arma bianca
di nuovo, la storia che l’errore è stato prenderlo e poi non dargli i giocatori che gli servivano. Eppure fa acqua da utte le parti 1) quelli presi (Murru, Linetty, Bonazzoli, Rodriguez) hanno fatto peggio di chi già c’era 2) Ovunque è stato èstatoquasi sempre esonerato. Dopo un evidente fallimento… Leggi il resto »
Ciao GD, buongiorno. Non è un gran allenatore e siamo daccordo (chi lo può mai affermare ?), ma alla samp ha fatto bene nei tre anni (anche se non ha raggiunto posizioni in classifica di vertice, ma la squadra giocava meglio del toro e il suo presidente ogni anno gli… Leggi il resto »
ciao bertin ogni allenatore in carriera ha i propri esoneri. Poi però si guardano i numeri. Per una esperienza buona con la samp, ne metti 4 negative; dopo una buona con l’Empoli, altre 4 negative. Anche Gasp è stato esonerato, però sppesso ha lavorato bene Iltanto negativo mazzarri, al di… Leggi il resto »
Buongiorno. Giampaolo gioca 4312,che comprende rispetto al modulo dello scorso anno un regista, un trequartista ed una 2a punta. Ruoli importanti.
In base all’allenatore si fa’la rosa o in base alla rosa si prende l’allenatore?
Evidentemente ha inculcato talmente tante teorie nelle teste dei giocatori che sono andati in confusione: la pochezza del gioco di sabato era al limite del “fatto apposta” perchè in serie A non si può vedere una squadra che non gioca, neanche nei singoli e per vedere un Belotti sfiduciato vuol… Leggi il resto »
L’unico investimento di quelli che citi è stato Linetty, che infatti è l’unico buono. Murru e Bonazzoli in prestito secco e Rodriguez regalato a 2 milioni ( che almeno è buono a tirare i piazzati). Gli altri milioni spesi son per i “colpi” di Vagnati Vojvoda e Gojak tra i… Leggi il resto »