Come Ventura, secondo Cairo, Juric può essere più di un allenatore. Ma il presidente deve tenere in conto anche le differenze

Graffia, l’artiglio di Ivan Juric. Lo farà al Filadelfia e in Val Gardena, quando con le urla cercherà di cavare fuori il meglio da una squadra che è un cantiere. Ma lo farà anche fuori dal campo. Il tecnico di Spalato si è abituato a lasciare il segno, all’interno del club nel quale allena, a indirizzarne le scelte gestionali, a criticare quelle che non condivide. All’Hellas Verona con il direttore sportivo D’Amico ha creato un rapporto schietto, tra pari. Ha sempre espresso le sue necessità, senza remore. Al Torino farà lo stesso. E, in fondo, il presidente Cairo è rimasto attratto anche da questo, nel momento in cui ha scelto lui invece di confermare Nicola. In Juric il patron rivede alcune delle caratteristiche che furono di Ventura, l’allenatore più longevo della sua presidenza e anche quello che a Cairo ha dato le maggiori soddisfazioni.

Risultati sportivi e impatto sul bilancio

GPV, nelle riflessioni di Cairo, ha sempre rappresentato più di un allenatore. Ha accompagnato ai risultati sportivi l’attenzione all’aspetto economico. E soprattutto ha garantito al proprietario di valorizzare al massimo risorse sportive spesso scarse. Anche da Juric, il presidente si aspetta qualcosa di più dei risultati. Soprattutto in termini di plusvalenze, un tema di cui su queste pagine abbiamo scritto diffusamente. Al Verona ha reso con un organico mediocre, sfiorando la zona Europa. Cairo, senza troppo nasconderlo, spera che accada lo stesso al Toro.

Le differenze rispetto a Ventura: a Verona non ha lesinato critiche

Rispetto a Ventura, però, Juric si morde meno la lingua per rispetto aziendalistico. È ambizioso. Anche per questo ha lasciato l’Hellas: si era stufato di tirare per la giacchetta, in pubblico e in privato, il presidente Setti, che beneficiava della sua mano senza assecondarne la visione. Se Ventura era un appassionato di plusvalenze, poi, il croato lo è un po’ meno. Ne ha regalate al Verona (Kumbulla, Rrahmani, Amrabat) ma non le ha mai apprezzate: “Si è creato un gruppo e stiamo facendo risultati. Ma il concetto di crescita non è questo, non c’è crescita vendendo i migliori e non comprando (ma prendendo in prestito, ndr) i calciatori”. Insomma, Cairo deve stare attento ad aspettarsi un Ventura in tutto e per tutto. C’è più dissenso, nello stile di Juric. E potrebbe anche essere un valore aggiunto, per una società che da due anni ristagna nei suoi errori. Chissà se anche il patron lo vedrà allo stesso modo.

Ivan Juric
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ultimo aggiornamento: 26-06-2021


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Emil
3 anni fa

Può venire chi volete, ma il Torino non è strutturato come una normale società di calcio. Sono 16 anni che lo diciamo, ma è come se fossimo tutti sotto un incantesimo. Il presidente lo ha preso a zero e da allora fa e disfa come vuole, tanto i soldi spesi… Leggi il resto »

Vanni(CAIROVATTENE IN BELIZE)

Altro aziendalista che farà una brutta fine. Prenderà soldi ma carriera troncata. Contento lui.

ardi06
ardi06
3 anni fa

Qui per raddrizzare le cose non basta lo spirito Santo, ci vogliono anche il padre e il figlio, ma l’unico miracolo che intravvedo è quello di fare un mercato in uscita ed entrata peggiore della scorsa estate

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