Fabio Quagliarella racconta la prima esperienza al Torino. Ai microfoni del Corriere della Sera, l’attaccante ha svelato alcuni retroscena
Gol, trofei e gli esordi al Torino. Fabio Quagliarella ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui ha parlato della sua vita dentro e fuori dal campo. L’attaccante ha scritto pagine di storia della Serie A.
Tra i tanti club di Quagliarella c’è stato il Torino. La chiamata del Toro a inizi anni 2000 è stata la svolta della carriera del classe 1983. Per la prima volta, infatti, il giocatore ha lasciato la “sua” Campania per volare al Nord.
“Il Toro e mio papà, l’inizio della mia carriera”
Quagliarella ha due epoche al Torino. La seconda gloriosa e con tanti bei ricordi. La prima, quella del giovane Fabio, caratterizzata dalla paura e la nostalgia per la lontananza da casa. Il 14 maggio del 2000 l’attaccante ha raccolto i primi minuti in Serie A contro il Piacenza nell’ultima giornata di campionato.
La gioia per l’esordio in campionato si è scontrata con le insicurezze sorte per i tanti chilometri che separavano Quagliarella dalla sua famiglia. Come raccontato dall’ex bomber, il padre ha avuto un ruolo cruciale: “«Ogni sera chiamavo papà per dire che volevo tornare. Non ce la facevo, piangevo. E lui senza scomporsi mi assecondava: vabbè vai a dormire, pensaci. Se domani decidi considera che sono già lì a prenderti. Di domani in domani poi non sono più tornato. Ed è stato l’inizio della mia carriera. Grazie a lui».
“Che sensi di colpa per il primo contratto!”
Fabio Quagliarella ha raccontato anche del primo stipendio e dell’imbarazzo per la cifra nei confronti del padre imbianchino:
«Un milione e seicentomila di vecchie lire, il primo contratto da professionista col Toro. Che senso di colpa. Mio papà faceva l’imbianchino e quei soldi tutti insieme non li vedeva in un anno intero. Oggi ragiono con due teste, la sua e la mia».

Quagliarella, che dopo il fallimento non ha tradito ed è andato ad Udine; lo rispetterò sempre per non essere andato direttamente dagli ovini come fece quello che sarebbe potuto diventare il nuovo Ferrini ed invece si rivelò un uomo degno di carie………
carie paiasu cuntabel vattene
Bellissime parole, segno che anche (alcuni) giocatori sono “persone normali”, con sentimenti, paure e passioni.
E non è che il prendere tanti soldi li protegge da…………..paure, dolori e passioni