Esclusiva / Mirabelli, il ds del Milan che prese Rodriguez nel 2017, parla del nuovo acquisto del Torino e di Giampaolo: “E’ un maestro, ma gli va dato tempo”
Riguardiamo – e rileggiamo – la conferenza stampa di presentazione di Ricardo Rodriguez, prima di alzare il telefono e chiamare uno dei protagonisti di quel giorno di giugno 2017, l’allora ds del Milan Massimiliano Mirabelli. A fianco a lui sedeva Marco Fassone, amministratore delegato rossonero, che così parlo dell’esterno svizzero in procinto – tre anni dopo – di firmare con il Toro: “E’ uno dei migliori al mondo”. Una semplificazione esagerata, ma di certo in quel momento l’ex Wolfsburg era sulla bocca di molti. E poi andavano giustificati i 15 milioni sborsati per accaparrarselo, che il dirigente di Rende non rinnega, nella chiacchierata in esclusiva con Toro.it.
Mirabelli, il Torino ha preso Rodriguez che lei portò al Milan nel 2017. Allora era un terzino in rampa di lancio, oggi invece?
Io di Rodriguez non posso che parlare bene. E’ un terzino particolare, non prende l’occhio come i fluidificanti classici. Ama costruire l’azione da dietro, è un palleggiatore. Giampaolo ne apprezza le qualità.
Sono proprio queste doti ad aver convinto l’allenatore granata a puntare su di lui, prima in rossonero e ora al Toro?
Non è facile trovare giocatori che sappiano fare questo tipo di lavoro, in grado di far partire l’azione da dietro. Penso che sia un bel colpo. In più lui è un grande professionista, sa stare bene in uno spogliatoio: è un calciatore aggregante.
Mirabelli su Giampaolo: “Maestro e poeta”
Al Torino, poi, è stato proposto anche Borini. La pista non scalda il club granata, ma lei – che lo prese in quell’estate 2017 – lo consiglierebbe?
Assolutamente sì. Come Rodriguez è un professionista, un grande lavoratore. In più nella seconda parte di questa stagione ha fatto molto bene al Verona. Sembra proprio un giocatore da Toro, è un combattente, uno che dal primo all’ultimo minuto non si ferma mai.
Andiamo al sodo: Rodriguez è secondo lei un colpo in grado di risollevare le ambizioni?
E’ un giocatore che alza la qualità, certamente. Poi però ci vuole il contorno. Devi costruire una squadra che punti all’Europa, non bastano uno o due calciatori.
Quando era in difficoltà al Milan, lei – da osservatore esterno – difese a spada tratta Giampaolo. Deduco che le piaccia…
E’ un maestro di calcio, lo sa insegnare come pochi. Tutti i corsi da allenatore dovrebbero passare sotto di lui. Ma è anche un poeta del calcio. Al Milan non ha avuto un’esperienza facile anche per le pressioni, ma è un tecnico di indubbio valore.
Il messaggio a Cairo e Vagnati: “C’è bisogno di pazienza”
In rossonero cosa non ha funzionato?
Non ho certezze in questo senso. So però che, in base all’allenatore che ha, una società deve costruire una squadra in grado di rispondere alle sue idee. Poi a Giampaolo è stato concesso poco tempo, fu esonerato troppo presto. Il suo calcio deve essere assorbito dalla squadra, ci vuole pazienza.
E’ un messaggio anche a Cairo e Vagnati?
Bisogna dargli tempo. La bacchetta magica non ce l’ha nessuno.
I retroscena di mercato su Sirigu e Belotti
Nell’estate di Rodriguez, Mirabelli e Fassone tentarono di portare al Milan anche Belotti…
Lo sanno tutti, sì. Ci piaceva ma non coincidevano le valutazioni dei due club. E’ un calciatore importante che Cairo, giustamente, si vuole tenere stretto. Belotti ha avuto diverse richieste in passato, non solo dal Milan, e ne avrà altre in futuro: quello che so è che è un ragazzo corretto, ha grande rispetto per il Toro e fa ciò che la società gli indica.
Sirigu, nell’estate in cui poi arrivò al Torino, avrebbe potuto diventare il successore di Donnarumma, prima che questi rinnovasse…
Era uno di quei portieri che monitoravamo, dal momento che si sarebbe svincolato dal Psg. Ha fatto dei grandi campionati al Torino. Se il Toro lo perdesse in estate? In Italia abbiamo un’ampia scelta di portieri…
Come Sepe?
Ad esempio, sì.
Lascia stare vorresti per caso venire al toro a mangiare lo stipendio, tanto noi siamo senza obbiettivi,va sempre bene il risultato finale.
Hanno chiesto all oste se il vino era buono.
Questo ha più problemi con l’italiano di quanti ne aveva petracchio.
Vero,ma di calcio ne mastica, poi leggi tra le righe