Ecco come si sono evolute le idee di gioco dell’ex tecnico della Lazio nel corso della sua esperienza in Serie A
Marco Baroni negli ultimi anni ha portato in ogni squadra stili di gioco sempre nuovi e adattati ai calciatori a disposizione. Tuttavia nel corso degli ultimi anni, allenando prima il Lecce poi il Verona e infine la Lazio, Baroni ha sempre improntato il gioco delle sue squadre dando risalto a una punta di grande fisicità che sostenesse e accompagnasse gli attacchi in profondità degli esterni della propria squadra per permettergli di inserirsi alle spalle della difesa.
Le due stagioni a Lecce
Il consolidamento di questo stile di gioco ha avuto i suoi primi risultati con il Lecce, di cui è stato l’allenatore per ben 2 stagioni. Presso la squadra pugliese Baroni ha utilizzato come modulo di partenza il 4-3-3, con una difesa fisica a sostegno di un centrocampista che indirizzasse le giocate verso i tre quartisti o gli esterni di attacco, per poi arrivare alla ricerca della punta di spessore in area avversaria. In fase di non possesso invece, il Lecce si schierava con il 4-2-3-1 per dare densità al centrocampo e iniziare un pressing aggressivo per recuperare la palla.
La stagione al Verona
Quando si è seduto sulla panchina del Verona, Baroni ha variato il suo stile di gioco, utilizzando come modulo di partenza il 3-5-2, con 3 difensori centrali di ruolo che potessero garantire solidità allo sviluppo dell’azione, sempre improntata allo sfruttamento delle discese a fondo campo dei propri esterni di centrocampo. In fase di non possesso il Verona spendeva grandi risorse fisiche per schierarsi con il 5-3-2 per tentare di limitare le ripartenze avversarie e essere già pronti per un contropiede in caso del recupero del pallone. Per attuare queste strategie di gioco, l’ex tecnico della Lazio faceva spesso affidamento su giocatori di gamba che sapessero passare dalla fase di possesso a quella di contenimento nel minor tempo possibile.
L’esperienza alla Lazio
Arrivato alla Lazio Baroni ha raggiunto la panchina di un grande club, con giocatori dotati di un’ ottima tecnica accompagnata a una buona preparazione atletica. Il modulo di partenza della squadra nel corso della stagione è stato il 4-2-3-1, con due terzini di spinta che spesso sono risultati decisivi con le loro cavalcate verso l’area di rigore avversaria. Davanti alla difesa erano soliti agire Rovella per impostare l’azione offensiva e Guendouzi per accompagnare il possesso ed essere pronto per intercettare un tentativo di ripartenza avversaria. Tuttavia come nelle sue vecchie esperienze da allenatore, Baroni ha fatto grande affidamento sui suoi esterni di centrocampo, Zaccagni e Isaksen che spesso si sono rivelati decisivi per la vittoria della squadra della capitale. Nella fase di non possesso la Lazio nel corso della stagione è stata solita utilizzare un 4-4-2 per coprire bene tutte le zone del campo e per poter sfruttare i due riferimenti offensivi in caso di ripartenza.

Un allenatore che conosce bene la lotta per la retrocessione, un manifesto chiaro dell’obiettivo della prossima stagione…
SFT
Bravo. Il vero commento fino ad ora lo hai fatto tu
Evoluto magari culturalmente
Il gioco di Baroni si é INVOLUTO
Un altro della schiera di quelli che con una squadra dalla tecnica sopra la media noné riuscito a farla girare al meglio
Selo prendiamo perché è un mediocre tanto quanto la nostra squadra allora alzo le mani