Kevin Bonifazi in conferenza stampa: “Le panchine non forgiano il carattere, ma ho tenuto duro. Sogno la Nazionale. E Antenucci…”
nostro inviato a Stans (Austria) – Si (ri)presenta ai suoi tifosi, Kevin Bonifazi. Dopo aver vinto uno Scudetto con il Torino Primavera, e dopo due anni in prestito tra Benevento, Casertana e soprattutto Spal, il difensore classe ’96 è tra i giocatori su cui maggiormente si è focalizzata l’attenzione del popolo granata. Sinisa Mihajlovic lo ha confermato, ma si aspetta ora da lui il salto di qualità. Ecco in diretta le parole del giocatore dal ritiro austriaco.
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“Con Moreno Longo ho sempre avuto un bel rapporto. Non sempre cordiale e sereno, siamo entrambi dei caratteri forti. Ci siamo scontrati, ma sempre in maniera cordiale. Mi sono confrontato con lui l’anno scorso: sarei dovuto andare a Matera o la Spal? La mia decisione è stata per la seconda, ma il confronto dimostra quanta stima abbia di lui. Ora sono qui, tra i grandi, rispetto molto questa maglia e sono orgoglioso di essere qui” dice Bonifazi.
“Ho già fatto il salto di categoria dalla Lega Pro alla Serie B” dice il giocatore, “e sono pronto a fare anche questo, dando il massimo. Il mio pregio? Sono molto fisico e ho personalità; ma devo migliorare in molte cose. A 21 anni anche dal punto di vista tattico c’è molto da fare, ho voglia di imparare“. A chi si ispira Bonifazi? “A Sergio Ramos. Da quando interpreta questo ruolo lo fa in maniera perfetta, nel miglior modo possibile che si possa fare“.
Si parla di calciomercato e della proposta dello Zenit: “Mi ha fatto piacere la loro chiamata. Vuol dire che la mia stagione scorsa ha avuto un risalto anche internazionale. Per me stare qui però è un grande onore: credo sia stato uno scalino molto alto, è una maglia importante e sono felice di stare qui“.
Sulla concorrenza: “Quando si fa questo lavoro, si è in concorrenza con tutti. Ma si sta creando anche un rapporto d’amicizia personale davvero bello. È normale che uno debba pensare a giocarsi al meglio le sue carte, ma questo non va a intaccare i bei rapporti che stiamo creando tra noi ora“.
“Cosa può fare il Torino in Serie A? Io ho poca esperienza per dirlo. So che ci sarà molto da fare per lottare per questo obiettivo. Se mi sento pronto? Se dovessi essere chiamato in causa per la prima di campionato, mi sentirei più che pronto. Non mi spaventa, è ciò per cui lavoro ogni giorno. Ma poi sarà il campo a decidere“.
Sullo stage con Ventura: “È un’occasione professionale importantissima ed è una gratifica per quanto fatto durante l’anno. Quando mi hanno chiamato non me l’aspettavo, ero doppiamente felice, ma non lo considero come un punto di arrivo. C’è molto da fare, e molto da crescere. Quello che mi piace di questo progetto è che iniettano un embrione di quella che è la Nazionale di Calcio Italiana nei giovani, e questo ti prepara nel caso tu venga chiamato. Facilita l’inserimento“.
Sulle amichevoli: “Col Guingamp ho giocato poco perché ero stato fermo prima. Penso che dipenda da questo. Ora tutti giocheremo le prossime due, con Huddersfield e Friburgo. L’importante è farsi trovare pronti. Come in Serie A. Io a me stesso chiedo di impegnarmi fino in fondo: ho passato momenti difficili, e l’unico modo per emergere in questo mondo è quello di lavorare fino in fondo. Sempre. Nel lavoro come nella vita bisogna darsi degli obiettivi, e cercare di raggiungerli a breve e lungo termine. Senza obiettivi, non dai importanza al lavoro e alla dedizione per cui ti impegni. È questa la mia filosofia, raggiungere gli obiettivi nel minor tempo possibile“.
Sulla Spal: “Io ho fatto 12 tribune, ne parlavo sempre con i miei compagni. È stato molto difficile e duro. Quando hai magari 26 anni e dei campionati alle spalle, dici che magari il tuo allenatore non ti vede. A 21 anni ti chiedi se sei in grado. Ho tenuto duro il più possibile, e mi ha aiutato molto anche un ex Toro come Antenucci. Vi racconto una curiosità: in conferenza stampa lui dopo 6 giornate aveva detto che lo avevo impressionato molto, anche se non avevo mai giocato. Ha creduto in me, mi ha fatto molto piacere“.
Sui tatuaggi: “Uno lo tengo per me, è molto personale. Ne ho uno con un teschio e delle rose sul polpaccio, che raffigura la morte (il teschio) dalla quale nascono dei boccioli fioriti. Cioè una rinascita dopo la morte. Io venivo dal fallimento del Siena, ero senza squadra, e poi mi ha preso il Torino. È stata come una resurrezione. Quando sono arrivato lì, pensavo di poter essere importante. Poi ho conosciuto le metodologie del mister, e ho capito in breve tempo che avremmo potuto vincere. Quando poi l’ho capito davvero, mi è venuta voglia di lavorare per conquistare qualcosa“.
Tatticamente, Bonifazi pensa di “essere adatto a giocare a destra come a sinistra. Al centro. Indistintamente. Moretti? È un professionista e un ottimo calciatore. Credo che non debba parlare per lui, lo fa la carriera. Se spero di arrivare prima di lui? Magari, ma intanto lui lo ha già fatto (ride, ndr)“.
Sulla Lega Pro e le poche presenze: “Non credo che la panchina o la tribuna forgino il tuo carattere. Contano le esperienze. Se mettiamo 30 partite in più, magari, sono meglio di oggi. Tutto è servito per arrivare dove sono oggi, forse poteva andare meglio“.
Kevin….tranquillo….contiamo su di te :-):-):-)
Dai Kevin…facci sognare
Non l’ho mai visto giocare, ma dai commenti di chi l’ha seguito lo scorso anno e poi in ritiro sembra proprio forte. Da questa intervista traspare personalità e ragionamenti non banali. Speriamo, in bocca al lupo!